E’ Murat Kirik il giovane padre turco finito suo malgrado nel tritacarne mediatico. Ha 29 anni, vive a Imperia da 25, e ha frequentato nel capoluogo ligure le scuole elementari, le scuole medie e si è diplomato geometra all’Istituto Ruffini. E’ iscritto anche all’albo dei geometri, ma per carenza di lavoro e per garantirsi uno stipendio abbastanza dignitoso, tale da poter mantenere la sua famiglia, ha accettato un lavoro ad Antibes, in Francia. Ogni mattina si alza alle 5 per fare ritorno a casa poco dopo le 18.
Murat arriva in redazione poco dopo le 22. Ha una faccia nota, dopotutto vive a Imperia da 25 anni ed è impossibile non conoscersi di vista tra coetanei in una città di appena 40 mila abitanti. “Sono venuto qui perché voglio dire la verità. Non ho paura di metterci la faccia, perché non ho nulla da nascondere” racconta deluso, amareggiato, quasi incredulo. Poco prima ha accompagnato sua moglie Nejla, 21 anni, e sua figlia, Hira, a casa, dopo le dimissioni dall’Ospedale. Stanno bene, anche se Nejla, come si legge nel referto medico, dovrà sostenere ancora delle cure mediche.
CI RACCONTI COM’È ANDATA VERAMENTE?
“Mia moglie il 25 gennaio del 2017, alle 6 del mattino, ha partorito. Quando noi siamo usciti dalla sala parto, ci hanno messo in una camera dove non c’era già nessuno. Mia moglie aveva questo problema di sanità che è stato anche curato in questi giorni in Ospedale e per il quale sta facendo ancora oggi una terapia che proseguirà anche nei prossimi giorni. Io non sapevo niente di quello che è successo, oggi un giornalista mi ha chiamato mentre stavo tornando dal lavoro e mi ha detto che io avrei detto all’infermiere dell’Ospedale di avere una camera solo per me stesso. Io non ho mai detto una cosa del genere, perché non mi sembra il caso di avere una camera singola. Anzi, mi avrebbe fatto piacere che mia moglie avesse qualcuno vicino quando io ero al lavoro. Poi il giornalista mi ha spiegato bene la situazione. I giornali hanno detto che io avrei chiesto una camera singola perché non volevo che altri uomini vedessero mia moglie. È una cosa fuori dal mondo, perché è tutta un’altra mentalità da come sono fatto io. Io sono in Italia da quasi 25 anni, ho fatto le scuole qua, ho tantissimi amici italiani. Questa è una cosa inaccettabile. Ho deciso di fare questa intervista per dire la verità, per dire che i fatti sono andati in maniera diversa. Io mi sono già fatto consegnare tutta la documentazione per dimostrare perché mia moglie è stata messa in una camera sola. Penso si rivolgermi a un avvocato, perché non mi va giù questa situazione verso gli stranieri. Non è giusto”.
COME L’HA PRESA SUA MOGLIE?
“Mia moglie fin quando è uscita dall’Ospedale non sapeva niente, perché avendo partorito da poco non volevo dirglielo subito. Quando siamo arrivati a casa le ho spiegato la situazione ed è rimasta malissimo, perché lei quando è stata in Ospedale è sempre stata solo in camera. Non è mai uscita in corridoio, ne scesa al bar per un caffè, solo per questo problema che aveva”.
CHI È VENUTO A TROVARE SUA MOGLIE IN QUESTI GIORNI?
“Oltre a me, mia madre, mio padre, mio fratello e degli amici, ma per poco tempo. Non come dicono i giornali, che venivano in dieci donne a trovarla e a fare casino, baldoria. Non è vero per niente. Sono io quello che avete insultato per tutto il giorno, Murat, un imperiese come voi che lavora tutto il giorno e ha una famiglia e che abita da circa 25 anni in Italia, a Imperia, perché tutta questa cattiveria?”.
Gabriele Piccardo e Mattia Mangraviti