Imperia. Un nostro lettore D.S., nonché lavoratore Agnesi, ci scrive una lettera in merito alla vicina chiusura dello storico stabilimento. Ecco il testo della lettera:
“Esiste una bellezza del lavoro. Nessuno applaude un operaio, è normale fa un’ attività che può svolgere una moltitudine di persone, esegue movimenti più o meno ripetitivi e realizza un prodotto industriale replicabile infinite volte.
Dov’è la bellezza? La bellezza che pochi vedono non si ferma ai soli gesti ma è l’orgoglio di far parte di un progetto, di un’idea. In Agnesi quello che nasce dentro è il piacere di essere utili e pensare che le nostre confezioni andranno in ogni parte del mondo sulla tavola di molte persone. La fatica non si sente, resta la soddisfazione di un lavoro ben fatto, l’interagire con persone mettendo alla prova le nostre capacità nel costante stimolo a migliorarci e giorno dopo giorno si costruisce un senso di appartenza che ci rende felici di quello che siamo. Un marchio è questo, racconta le persone e il loro carattere non è un adesivo che si può attaccare ad un prodotto qualsiasi come si vorrebbe fare ora.
Oggi con sofferenza passiamo in corridoi silenziosi che ci ricordano chi eravamo ma nello stesso tempo chi potremmo essere; vorremmo come in passato aprire le nostre porte per raccontare a turisti visitatori curiosi e desiderosi di conoscenza come si crea una pasta di qualità.
Imperia ha il pastificio più antico d’Italia in funzione ed invece di valorizzarlo lascia che venga chiuso, un’architettura storica che qualificata potrebbe generare reddito raccontando il saper fare degli Imperiesi ma viene abbandonata perchè l’economia fallimentare del mattone vuole dire la sua.
Imperia e l’Agnesi sono cresciute insieme ed ora anche nella crisi che colpisce entrambe sembrano unite, legate ad un passato felice ma incapaci di leggere il presente. Se la chiusura dell’Agnesi servisse ad Imperia sarei felice ma così non è. Ciecamente si pensa che il rilancio passi attraverso lo spreco di una tale ricchezza. La ricetta per entrambe è una investimenti ed innovazione: investimenti non devono essere necessariamente soldi ma idee, investire nella creatività per valorizzare quello che abbiamo ed innovazione nello sfruttare nuove tecnologie e nuove strade commerciali per farci meglio conoscere.
La vera bellezza è dentro di noi e allora guardiamoci dentro per scoprire quale tesoro siamo: il nostro passato ci racconta, è motivo di orgoglio non dobbiamo distruggerlo ma mostrarlo con gioia.
Le nostre confezioni sono un biglietto d’invito spedito nel mondo per venire a trovarci e magari degustare sul campo i nostri prodotti. L’Agnesi è un pezzo di Liguria e racconta il carattere della sua gente, taciturna ma tenace che con ostinazione vede possibilità dove altri vedono solo difficoltà. La nostra terra ne è un esempio nel terrazzamento delle colline e l’Agnesi è una sfida che dura da 190 anni.
Qual’è il grande nemico della bellezza (dell’Agnesi e d’Imperia)? Uno solo: l’ignoranza. La miopia nel cercare sempre e solo il profitto fine a se stesso senza guardare al cuore dell’ uomo e al bene comune. Il denaro genera privilegi esteriori a scapito spesso di introspezione e maturità interiore.
Un’ignoranza imprenditoriale fatta di inconsapevolezza del proprio ruolo sociale di appartenenza ad una comunità e quindi contribuire alla sua crescita non usarla per proprio tornaconto. Un’ ignoranza che non riconosce gli errori dettati dalla leggerezza nel giudicare uomini e situazioni, senza analisi approfondite e metodo.
Un’ignoranza delle amministrazioni che alzano le spalle ed avvallano azioni che impoveriscono la nostra economia e il nostro territorio.
La bellezza è nel nostro fare non importa che siano piccole o grandi opere, in esse noi mettiamo con passione quello che siamo e lo condividiamo. Sono per noi motivo di crescita interiore e felicità realizzando così il vero progresso.”