Imperia-Kobane. Il consigliere Mauro Servalli insieme all’attivista Giovanni Vassallo e altre 150 persone, è partito con una carovana alla volta della cittadina turca di Suruc. Ecco il suo racconto insieme alle immagini di Nicola Giordanella.
“Giornata intensa per la carovana internazionale giunta nel Kurdistan turco per sostenere la resistenza di Kobane e l’esperienza politica del Rojava. Il nostro gruppo si è recato oggi a Suruc, cittadina sul confine siriano a pochi chilometri da Kobane abitata principalmente dai curdi che controllano la municipalità tramite il partito HDP.
Prima tappa il centro culturale di Suruc, dove abbiamo incontrato Fayza Abdi, combattente e membro dell’autogoverno di Kobane.
Dopo aver liberato Kobane, ora distrutta all’80% e in gran parte ancora minata, i curdi del Rojava continuano la lotta di liberazione nel resto del cantone dall’ISIS e si stanno impegnando nella ricostruzione della città.
Il problema maggiore, oggi, è rappresentato dal governo turco, che non vuole aprire la frontiera e permettere l’arrivo degli aiuti necessari alla ricostruzione: materiale da costruzione, medicinali, cibo, acqua potabile, apparecchiature per togliere le moltissime mine e bombe inesplose, etc. Per questo la priorità, oggi, è quella di premere sul governo turco per l’apertura di un corridoio umanitario.
La carovana è stata poi ricevuta dalla municipalità di Suruc, che ha ringraziato per il sostegno internazionale e sottolineato come la lotta del popolo curdo sia una lotta per l’intera umanità. Una lotta frutto di un’importante esperienza politica, basata sull’autogoverno, la democrazia dal basso e la centralità delle donne.
La carovana si è mossa poi verso i campi profughi.
A Suruc ce ne sono sei, autogestiti dai curdi con il solo sostegno della municipalità e delle organizzazioni curde. In Turchia sono arrivati dalla Siria oltre 2 milioni di profughi, e il pensiero non può non andare a chi, in Italia, fa le barricate per poche migliaia di disperati.
La situazione nei campi è ovviamente difficile, ma la voglia di ritornare a casa è tanta, anche per chi una casa non l’ha più. Il problema, di nuovo, è l’atteggiamento del governo turco, che non aiuta i profughi e impedisce loro di poter ricostruire la propria città.
Ultima emozione della giornata, la visita a Mesher, villaggio sulla frontiera a poche centinaia di metri da Kobane. In sottofondo riusciamo a cogliere l’eco lontano dei bombardamenti. Vediamo Kobane semidistrutta di fronte a noi, appena oltre la frontiera, ma l’esercito turco è schierato ad impedire il passaggio. Speriamo di riuscire a passare nei prossimi giorni”.
Mauro Servalli
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