Con la conclusione delle operazioni di “sgombero e ripristino dello stato dei luoghi” di una discarica abusiva di rifiuti speciali, realizzata nella valle impero, si e’ giunti al termine di un’altra delicata fase dell’operazione denominata “pit stop”.
La discarica venne creata in prossimità dell’omonimo torrente, da parte di un soggetto, responsabile di zona, di una importante impresa artigiana operante nel settore delle autoriparazioni. Le prolungate operazioni di “rimozione”, avvio a “recupero” o allo “smaltimento dei rifiuti” e il “ripristino dello stato dei luoghi”, sono state seguite dai finanzieri della sezione operativa navale di Imperia, su disposizione della procura della repubblica di Imperia. L’attivita’ ha consentito di sgomberare e smaltire un totale di oltre 175 tonnellate di rifiuti speciali, in precedenza abbandonati sul suolo.
Le fasi dell’operazione “pit stop” traggono origine dalla più ampia attività “up the river” con la quale, gia’ dal 2014 il reparto operativo aeronavale della guardia di finanza di Genova ha effettuato sull’intera regione un attento monitoraggio costiero, fluviale ed aereo a tutela dell’ambiente. L’irregolare tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti, accertata dalle fiamme gialle, e’ stata oggetto di sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro, già corrisposte dal responsabile a favore della provincia di Imperia.
Le somme così introitate dall’ente territoriale serviranno per le funzioni di controllo in materia ambientale. Inoltre, sul piano fiscale, le fiamme gialle hanno determinato il valore totale dell’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica di rifiuti, la cosiddetta “ecotassa”, che, sommata alle attinenti sanzioni amministrative, e’ risultata di oltre 6.000 euro. Anche in questo caso il responsabile ha già effettuato il pagamento di quanto dovuto, che sarà quindi’ a disposizione della regione Liguria per la bonifica dei suoli inquinati.
Si pone quindi la parola “fine” ad un evento che ha snaturato un sito del territorio ligure ma che, grazie al sinergico operato della procura della repubblica e delle fiamme gialle, e’ stato recuperato a spese del soggetto responsabile, secondo l’art. 3 ter del testo unico ambientale, ove e’ sancito il principio del “chi inquina paga”.