La scorsa settimana l’amministrazione comunale di Imperia ha approvato una delibera di giunta delicata. Da tempo CNA aveva avviato un confronto con l’Assessorato competente in funzione del fatto che molti dei laboratori artigianali e, nello specifico le officine, venivano particolarmente penalizzate dalla modalità di calcolo della TARES.
Una circolare del Ministero delle Finanze e della Economia ha dato ragione alle legittime istanze presentate dagli Autoriparatori di CNA, ribadendo quanto previsto dalla Legge, cioè che “nella determinazione della superficie assoggettabile non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori” e che il Comune con regolamento “individua le aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili e i magazzini di materie prime e di merci funzionalmente ed esclusivamente collegati all’esercizio di dette attività produttive, ai quali si estende il divieto di assimilazione”. Quindi dall’esame di queste due norme consegue che “devono essere qualificati come prevalentemente e continuativamente produttivi di rifiuti speciali non assimilabili “fiscalmente” a quelli urbani, e, in quanto tali, privi di presupposto impositivo”.
“Le nostre officine sostengono costi significativi e pesanti per lo smaltimento di rifiuti speciali: nello svolgimento delle nostre lavorazioni, la produzione di rifiuti urbani assimilabili a quelli domestici è praticamente inesistente”, dichiara Sandro Bazzano, Presidente di CNA Autoriparazione. “Compiliamo regolarmente il Registro Carico e Scarico Rifiuti in quanto produttori, ad esempio, di carboni attivi dei forni di verniciatura e di filtri usati, di vernici essiccate, contenitori, oli esausti, batterie, rottame ferroso in generale”, continua Bazzano.
“Siamo tenuti a smaltire separatamente, come indica la normativa, anche gli stracci che usiamo per assorbire i liquidi o pulire le mani e le polveri di carteggiatura che produciamo. Tutti questi prodotti sono raccolti e conferiti con costi a nostro carico. A tutti gli effetti non usufruiamo del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, se non per una parte assolutamente trascurabile della nostra attività: quella di ufficio, che ovviamente non è prevalente. La delibera di Giunta della settimana scorsa quindi in parte solleva la nostra categoria, limitando il peso dell’imposizione locale, perché riconosce, rispetto al regolamento precedente, una percentuale maggiore di riduzione forfettaria della superficie tassabile. Si tratta di un accorgimento che accoglie parzialmente le nostre richieste che puntavano a quanto stabilito dalla legge, ovvero l’esenzione dalla TARES e quindi dalla doppia imposizione.
La norma permette di considerare intassabili le aree sulle quali si svolgono le lavorazioni industriali o artigianali, che in genere producono in via prevalente rifiuti speciali, poiché la presenza umana determina la formazione di una quantità non apprezzabile di rifiuti urbani assimilabili. La risoluzione del Ministero dice a chiare lettere che tassare quelle aree dà origine a una ingiustificata duplicazione di costi, poiché i soggetti produttori di rifiuti speciali, oltre a far fronte al prelievo comunale, sostengono il costo per lo smaltimento in proprio degli stessi rifiuti.”
“Si tratta, tuttavia”, conclude Bazzano, “di un momento difficile, che vede un aumento importante dei costi per il conferimento in discarica che ricadrà su tutti i contribuenti. Auspichiamo che presto la percentuale di raccolta differenziata sia tale da ridurre il peso e l’onere a carico di tutti i cittadini e degli operatori”.