“Con la delibera 220 del 15/11/2013 la Giunta del Comune di Imperia decideva di privatizzare il servizio di refezione scolastica. L’unica motivazione espressa in quella delibera (e ribadita dal PD in seguito alle nostre proteste) fu l’obbligo imposto dalla legge di dismettere tutte le società partecipate per i Comuni tra i 30 mila e i 50 mila abitanti, obbligo che nel maxi emendamento alla legge di stabilità già approvata dal Senato è stato stralciato. I Comuni, insomma, non avrebbero più l’obbligo di procedere alla privatizzazione delle loro società e, di conseguenza, le motivazioni formali espresse dalla delibera diventerebbero carta straccia.
Queste fondamentali novità, però, non sembrano bastare alla Giunta di Imperia che, per voce degli Assessori Abbo e Risso, ci fa oggi sapere di voler continuare comunque il processo di esternalizzazione del servizio. Una scelta gravissima e, a questo punto, totalmente ingiustificata se non da una visione fortemente ideologica per cui “privato è bello”. Il segno che il ventennio berlusconiano ha inciso nel profondo nella mentalità di quelle forze politiche che un tempo si definivano progressiste; sulle barricate contro le privatizzazioni quando erano all’opposizione, pronte a seguire le orme del centrodestra una volta arrivati al governo della città.
Non bisogna nascondersi che l’operato della SERIS, sia per quanto riguarda la qualità del servizio, sia per il costo dello stesso, è stato ben al di sotto di quello auspicato per un settore così delicato e centrale e che una riorganizzazione del servizio sembra a questo punto fondamentale. Ma, caduti gli obblighi di legge che imponevano la privatizzazione, gli obbiettivi di una maggiore qualità dei pasti, di controllo dei prodotti utilizzati, di attenzione al chilometro zero e alla tipicità e stagionalità possono essere tranquillamente ricercati in una riorganizzazione interna del servizio.
Anche per quanto riguarda il personale attualmente impiegato ci potrebbero essere soluzioni (legali) per la loro salvaguardia, se solo ci fosse la volontà politica. Una nota dell’ANCI, datata 30 maggio 2013 e relativa a un pronunciamento della Corte dei Conti della Campania riguardante ‘deroghe alla categorica previsione sul rispetto dei limiti finanziari di spesa per il personale’, afferma infatti:
‘la Corte, rifacendosi agli orientamenti ormai consolidati espressi non solo dalle sez. riunite, ma anche dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 370/2003) nonché dalla stessa Corte di Giustizia europea (decisione Omega 14 0tt 2004 – causa C-36/02), giunge, dunque, alla conclusione che le norme statali che fissano limiti di spesa per le regioni e gli Enti Locali, pur se riconosciute nell’ambito dei principi fondamentali di contenimento della finanza pubblica, non possono comprimere diritti infungibili e funzioni fondamentali, quali sono, appunto, quelli di istruzione pubblica, ivi compresi i servizi di asilo nido e quelli di assistenza scolastica refezione’.
Insomma, per l’Assessore ai Servizi Sociali e la Giunta non ci sono più alibi! La volontà di procedere alla creazione del capitolato d’appalto è giustificata solo dal voler privatizzare a qualsiasi costo. E questo costo lo pagheranno, salato, le famiglie imperiesi e i giovani scolari. La privatizzazione porterà, infatti, ad un abbassamento ulteriore della qualità del servizio e ad un incremento dei costi perché la nuova gestione privata avrà il solo obbiettivo di far soldi, non certo quello di fornire un servizio impeccabile. Le stesse cose, tra l’altro, che anche il PD affermava fino ad un anno fa.
Mi appello, quindi, a tutta la Giunta Capacci affinché congelino ogni decisione in merito alla privatizzazione del servizio di refezione scolastica in attesa che l’approvazione anche alla Camera della legge di stabilità fornisca un quadro normativo più definito e affinché avviino un confronto su soluzioni alternative praticabili.
La svendita dei servizi pubblici è una catastrofe che si abbatte sulla vita quotidiana, già pesante, dei cittadini. Noi di Imperia bene comune faremo tutto il possibile per porvi un freno”.