25 Dicembre 2024 06:36

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IMPERIA. PROCESSO SCAJOLA. TUTTI I RETROSCENA DEI DISSIDI INTERNI AL PDL NEL CORSO DELLE DEPOSIZIONI DEI BIG DI FORZA ITALIA / L’UDIENZA

In breve: Nel corso delle deposizioni è emerso che l'informativa dei Carabinieri su Minasso, presunto assuntore di stupefacenti, era arrivata praticamente a gran parte del consiglio regionale.

collage scajola

Si è svolta questa mattina presso il palazzo di giustizia di Imperia la seconda udienza del processo nei confronti di Claudio Scajola, accusato di ricettazione relativamente al ritrovamento dell’informativa dei Carabinieri del Nucleo operativo di Imperia che indicava l’On. Eugenio Minasso come assuntore di stupefacenti (fatto poi smentito dal Maresciallo Bosticco durante la scorsa udienza). L’informativa è stata ritrovata nell’ufficio dell’ex Ministro di via Matteotti dalla Polizia Postale di Imperia durante una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta per finanziamento illecito al singolo Parlamentare. Oggi è stata la volta dei testimoni della difesa di Scajola. Ecco le loro deposizioni:

LUIGI MORGILLO “Ero presente al coordinamento regionale di Forza Italia, il 1 dicembre 2012. Partecipò anche Scajola. Tenne un intervento. Ci furono polemiche. Si trattava di un incontro eccezionale. Quel coordinamento, infatti, si tenne dopo una lunga fase di rotture e tensioni interne al Pdl. Scajola tornava a parlare dopo una lunga assenza. Fece un intervento e successivamente ci furono dei commenti. Fu un intervento di valenza politica, con l’obiettivo di mettere in evidenza che alcuni dirigenti del partito non avevano più la sua fiducia. Chi venne citato andò dai giornali e cercò di manifestare le proprie ragioni. Una di queste ragioni di dissenso mi lasciò stupito. Si sentivano minacciati. Non capivo. Per me il senso della discussione ero solo politico, anche se l’intervento fu duro e pesante. Minasso? Diciamo che il trio che conduceva il partito era composto da Minasso, Scandroglio e Grillo. Loro vennero presi di mira dalla maggioranza del partito che cercava di rimettere per così dire le cose in ordine. Uscendo sconfitti dalla contesa, andarono dai giornali utilizzando argomenti non oggetto della discussione. Nel corso del coordinamento del 1 dicembre, che si tenne all’hotel Bristol di Genova, Grillo fece un lungo intervento, Scandroglio parlò anche. All’ordine del giorno c’era la votazione di una lista che doveva essere mandata a Roma per le elezioni. Un gruppo, tra i quali il sottoscritto, riteneva che essendo la prima volta che si riuniva il coordinamento, occorresse dare a tutti la possibilità di parlare. Scandroglio si oppone. Ci fu voto positivo alla proposta, per questo Minasso, Scandroglio e Grillo abbandonarono l’assemblea la seduta. Scajola intervenne. Fu un intervento emotivamente forte. Ricordo che nelle premesse fece una cronistoria delle sue vicende personali, poi concluse positivamente. Fece riferimento al porto di Imperia e a alla casa al Colosseo. Scajola parlò di delusione sul piano umano, per mancanza di solidarietà nei suoi confronti nei momenti di difficoltà. Si sentì tradito dai coordinatori nominati proprio da lui. Scajola fece riferimento a Grillo, dicendo che lo aiutò per la candidatura al parlamento nel 2008. Scajola disse ‘stai attento ai tuoi conti correnti all’estero’? Non lo ricordo. Scajola disse che aveva avuto ruoli di stato, ma che non avrebbe utilizzato sue conoscenze contro qualcuno, non se lo sarebbe mai sognato”.

 

La difesa mostra a Morgillo l’annotazione della polizia giudiziaria che riguarda Minasso. Questo documento che mi ha fatto vedere lei, io una cosa del genere l’ho ricevuta sotto forma di lettera anonima per posta interna della Regione. Lo archiviai perché era una barzelletta di corridoio. Circolava per i corridoi della Regione. Si trattava di una cosa abbastanza risaputa. Non era una novità insomma, per questo la cestinai. Onestamente se fosse proprio questo il documento non lo so, ma il senso era questo. Era una cosa che avevo già sentito dire. Avevo già sentito dire che circolava questa informativa nella quale si citava questo fatto relativo a Minasso. Intorno al 2005-2006 vidi questo documento. Certamente prima del 2008, perché nel 2008 nacque il Pdl e precedentemente c’erano due partiti, Forza Italia e An. Queste notizie o pettegolezzi su Minasso li avevo sentiti da colleghi di partito e da colleghi di An. Era una cosa che girava dentro Alleanza Nazionale. I nomi? Giacomo Gatti di La Spezia, ma anche dirigenti di partito, tipo Fabio Cenerini. Mi avevano riferito che circolava questo pettegolezzo su Minasso assuntore di cocaina. I pettegolezzi, però, in politica ci sono su tutti. Arrivò una busta anonima in Regione. Non la lessi con attenzione. Siccome avevo già sentito dire queste cose, non mi era interessato. Non ricordo se commentai con qualcuno o no. Non feci cenno della cosa a nessun avvocato o alla forza pubblica e cestinai il documento. Avevo una mia idea della fonte, pettegolezzi e beghe dentro Alleanza Nazionale, una contesa politica tra di loro. Facevo parte del Pdl fino a cinque mesi fa, cioè fino a quando si è trasformato in Forza Italia, poi sono andato via. Sono stato membro del consiglio nazionale di Forza Italia e del Pdl, membro del coordinamento regionale, di Forza Italia e Pdl, poi consigliere, assessore e capogruppo in consiglio regionale. Era titolare di un’azienda impiantistica, ora sono titolare di un’azienda di efficientamento energetico. Io avevo una buona amicizia con Minasso, poi ci fu un contrasto politico nella fase in cui lui fu vice coordinatore del Pdl. Parliamo del 2011-2012. Non facevo parte del gruppo Minasso, Scandroglio, Grillo. Si era creata una spaccatura di carattere personalistico. Noi contestavamo Minasso e Scandroglio per non aver più convocato il coordinamento regionale nonostante i gravi problemi. Scajola non si è occupato di queste cose. Me ne sono occupato io con altri colleghi. Lui si occupava di affari più di carattere nazionale. Lo chiamammo in causa solo per questo coordinamento”.

MARCO MENDUNI: La difesa mostra un’informativa su Minasso a Menduni “Riconosco questo documento perché per due volte mi è stato recapitato in busta anonima presso la sede del Secolo XIX. Ne parlai con due direttori differenti. Prima del 2009 e successivamente al 2009. Non scrissi articoli, era impossibile verificarne l’attendibilità. Avevamo il timore che fosse una polpetta avvelenata. Fu cestinato in entrambi i casi. Venne recapitato anche a Marco Preve de La Repubblica”.

MARCO MELGRATI: “Era presente al coordinamento regionale dell’1 dicembre. Ricordo quella riunione, abbiamo prodotto un filmato integrale poi trasmesso al fratello di Scajola, Alessandro, come testimonianza. Scajola era presente e fece un intervento. C’erano varie correnti, varie posizioni, era in atto una faida politica, un distinguo di posizioni tra Scajola e la componente di ex Alleanza Nazionale. Era una situazione che si protraeva nel tempo. C’erano tensioni a livello politico, come però accade normalmente in un partito, ne più ne meno. Ci furono delle reazioni, questo è vero, ma tutto nella normale dialettica politica. Nulla di sopra le righe. Minacce di Scajola? Non ne fece. Scajola fece un intervento politico, spiegò che con i ruoli che aveva rivestito nella sua carriera avrebbe potuto utilizzare e avere informazioni su chiunque, ma che non l’avrebbe mai fatto. É un’affermazione, ma non può essere una minaccia. Non ricordo in particolare parole contro Grillo. Grillo fa parte della corrente di minasso? No, fa parte della sua corrente e non ha mai avuto simpatia per Scajola. Non ricordo un riferimento a conti correnti all’estero di Grillo”.

La difesa mostra informativa su Minasso a Melgrati. “La riconosco. Credo che ce l’abbiano tutti. Io l’ho avuta nella posta della Regione in una busta anonima e come me tutti i consiglieri regionali del mio partito. Quando si tenne l’assemblea a Genova pensai proprio a questa informativa. Anche in Alleanza Nazionale era in atto uno scontro tra minassiani e antiminassiani. Anche Gianni Plinio ricevette l’informativa. So che con lui ne avevo parlato nel garage della Regione. Lui mi disse che questa cosa era risaputa. Sono rimasto sorpreso perché c’erano nomi anche di altri miei amici, citati come assuntori di sostanze stupefacenti. Scajola mi ha mai detto di averlo ricevuto? No. Ci furono altri casi simili? Ricevetti un dossier fotografico relativo a un magistrato della procura di Savona, che ho aperto e richiuso e trasmesso alla Procura tramite i Carabinieri. Di questa informativa invece cosa ne ho fatto? L’ho stracciata”.

FRANCO ORSI: “Partecipai al riunione del coordinamento di Forza Italia dell’1 dicembre 2012. Era presente Scajola e tenne un discorso. Fu una riunione molto importante. La stragrande parte degli organi dirigenti Pdl erano in conflitto con il coordinamento regionale. La riunione venne convocata ufficialmente per un adempimento formale. I contestatori organizzarono, però, un ‘golpetto’, una raccolta firme per sfiduciare il coordinamento regionale. Fu una riunione molto tesa, di coinvolgimento emotivo, nella quale dopo gli adempimenti formali ottenemmo una messa a discussione all’ordine del giorno della sfiducia. Dopo la discussione ci fu la sfiducia per il coordinatore e il vice, Scandroglio e Minasso. Minacce? Ricordo con molto fastidio le interpretazione che vennero date a quell’intervento. Quello di Scajola fu un intervento durissimo, un attacco politico e forse anche personale, per via della mancanza di solidarietà. Ricordo una frase a Scandroglio. ‘Non ti saluto più’. Venne però data una lettura di minacce. Non ci furono e mi portarono a fare dichiarazioni di protesta. Non emerse dai giornali che venne sfiduciato il coordinamento. Tutto venne costruito sulla stampa per non far apparire il significato politico di quell’assemblea. Le minacce io l’ho apprese dai giornali, pur avendo partecipato alla riunione. Mi lamentai con qualche giornalista, che invitammo noi stessi, che assecondò una lettura di un frase di Scajola spacciandola per minacce e non per una critica politica”.

La difesa mostra l’informativa su Minasso a Orsi Suppongo che si tratti di un documento che circolò in tutte le sedi politiche e che imputava a Minasso la presunta assunzione abituale di stupefacenti. “Io non ricevetti mai questo documento, a differenza di molti consiglieri e parlamentari. È una cosa che è capitata anche al sottoscritto. I politici si lamentano delle indagini rese pubbliche, ma ricordo le mie informative di reato sul pala festival e sui fondi comunitari che giravano tra i colleghi e poi finivano sui giornali. Le circolazioni di questo tipo in politica hanno una certa frequenza. Negli ambienti di An accadevano spesso. Ricordo che vi fu una vicenda particolare in Parlamento. Un parlamentare venne trovato con stupefacenti. La Rissa chiese a tutti i parlamentari di fare un esame del capello per testimoniare il mancato uso di droghe. Io non lo feci perché trovai la richiesta molto fastidiosa. Ricordo che non accettò neanche Minasso e già allora circolavano su di lui certe voci. Fu Bornacin, a Roma, a parlarmi dell’informativa su Minasso. Mi chiese se avessi ricevuto qualcosa. Io chiesi qualche informazione in giro e molti l’avevano questa informativa, ad esempio Gianni Plinio. Ciclicamente questa informativa veniva fuori. Questa voce su Minasso assuntore di sostanze stupefacenti ha accompagnato la storia politica di Minasso per tutto il periodo che l’ho conosciuto. Anche prima della fusione tra An e Forza Italia”.

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