Le elezioni regionali appena concluse si possono riassumere in una sola parola: coerenza. Chi ha avuto il coraggio di essere coerente con il proprio credo politico è stato premiato, chi invece ha tradito la propria natura politica ha perso la faccia, oltre che le elezioni. Toti ha saputo ricostruire il centrodestra, proponendo un’alleanza tradizionale, senza esperimenti politici dell’ultima ora. Il Movimento Cinque Stelle ha fatto della coerenza la propria bandiera, anche a costo di sconfinare nell’autolesionismo. Pastorino ha lasciato il Partito Democratico in nome della coerenza. Al contrario Raffaella Paita ha rinunciato alla coerenza, trasformando il centrosinistra in un agglomerato politico di centro, imbarcando nella coalizione candidati che nulla avevano e hanno a che fare con gli ideali cardine del centrosinistra. Inevitabile, dunque, la spaccatura con la sinistra radicale.
Nella sola provincia di Imperia nelle liste in appoggio a Raffaella Paita figuravano nomi come quelli di Luca Lanteri, per una decade esponente cardine di Forza Italia e del centrodestra imperiese, Massimo Donzella, confluito nel Pd lo scorso anno dopo una lunga militanza nelle fila del centrodestra, Pdl prima e Udc poi, e Giuseppe Argirò, manager più volte in rotta di collisione con il centrosinistra locale. Ma anche nelle altre province liguri hanno trovato spazio nelle liste di centrosinistra esponenti politici un tempo legati al centrodestra.
Scelte non in linea con il credo politico dell’elettore di centrosinistra, che si è sentito tradito, spaesato, a tal punto da disertare le urne. L’astensione al 50% è un dato agghiacciante, molto più pesante di una sconfitta, perché testimonia una disillusione dilagante, soprattutto nell’elettorato di centrosinistra. Un centrosinistra che presenta candidati cosidetti “moderati” per recuperare voti al centro o al centrodestra è un’antitesi politica disarmante, una strategia suicida punita duramente dagli elettori e perpetrata nel tempo nonostante i chiari segnali di malumore emersi già nel corso delle Primarie. In tempi in cui il lavoro è una chimera e arrivare a fine mese non è più una formalità, l’elettore chiede alla politica certezze. Non serviva un analista politico per capirlo, ma solo uno sguardo quotidiano un pò più attento.