Fallimento o non fallimento? Questo è il problema. Non si tratta di una rivisitazione del dilemma Shakespiriano ma di una domanda che tutti gli attori che si stanno occupando della vicenda Porto di Imperia S.P.A. si stanno ponendo. Perché parliamo di tutti e non solo di coloro che dall’eventuale possibile fallimento potrebbero rischiare conseguenze penali come un’incriminazione per bancarotta? Perché anche il Comune di Imperia, in qualità di socio al 33% e titolare della concessione demaniale, starebbe valutando con i suoi legali i vari scenari che potrebbero verificarsi con il fallimento, anche pilotato, della Porto di Imperia S.P.A.
Ma qual è il vero problema? L’ipoteca sottoscritta dalla Porto di Imperia S.P.A., con l’avvallo del Comune di Imperia, da 280 milioni di euro che avrebbe dovuto garantire l’erogazione da parte delle banche del finanziamento da 140 milioni in favore di Acquamare s.r.l. (società del gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista) che sarebbero dovuti servire per costruire il nuovo porto turistico.
Alcuni esperti in materia fallimentare e bancaria sono convinti che l’ipoteca stipulata, in quanto diritto reale di garanzia, potrebbe continuare ad esistere anche se la Porto di Imperia S.P.A. dovesse fallire e la concessione demaniale decadere. Gli istituti bancari, infatti, non potendosi rivalere sui beni demaniali, in quanto impignorabili, potrebbero presentare, un domani, il conto al prossimo concessionario.
Allora come fare per pagare il debito? Con la cessione dei posti barca? No, neppure quello è possibile perché si tratta di opere non collaudate dall’apposita commissione di vigilanza e collaudo, impossibilitata a farlo per la mancanza dei S.A.L. (Stato di Avanzamento Lavori) e dei relativi, effettivi costi di costruzione.
E se il Comune dovesse decidere di terminare i lavori di costruzione del porto con le proprie forze chi pagherà il conto alle banche? C’è chi dice il Comune stesso e chi dice che potrebbero essere gli ex legali rappresentati della Porto di Imperia S.P.A. (era Pietro Isnardi il presidente al momento della stipula dell’ipoteca, ndr) o i soci in caso di fallimento (Acquamare s.r.l, Imperia Sviluppo S.P.A e il Comune di Imperia).
Non ci resta che aspettare la sentenza del Tribunale di Imperia prevista per settembre oppure l’esito della commissione di vigilanza e collaudo che sarà chiamata ad esprimersi sull’agibilità, anche parziale, dello scalo portuale.