Imperiapost ha deciso di dare spazio alle realtà musicali imperiesi creando la rubrica “LA BAND DEL MESE” : oltre a un’intervista esplicativa che racconti gli artisti, per 30 giorni sulla pagina Facebook del giornale verrà proposto un brano del gruppo, del singolo cantante o del musicista al fine di far conoscere a tutti gli imperiesi il grande substrato musicale che anima la nostra città.
I primi ad accompagnarci in questa esperienza sono 4 giovani ragazzi di Imperia con la loro band: I Maneras.
Come e quando sono nati i Maneras?
La band è nata circa 7 anni fa, nel 2006, come cover band punk rock e sinceramente un po’ per gioco. Eravamo alle prime armi e il gruppo era diverso rispetto alla formazione ufficiale di oggi. Con noi suonavano altri amici che poi hanno lasciato la band. Prima dell’arrivo di Paolo Cambiaso, abbiamo suonato come trio per un po’ e abbiamo avuto le nostre soddisfazioni anche in quel caso aprendo il concerto degli Skiantos, sempre come cover band, ma cambiando un po’ genere. Dopo qualche tempo poi, con l’arrivo di Paolo appunto, si è creata la formazione ufficiale e ora i Maneras siamo noi: Francesco Strafforello, Marco Fiscella, Paolo Cambiaso e Giuseppe Manera! Da quel momento in poi, dopo un po’ di rodaggio necessario abbiamo iniziato a creare pezzi nostri e, dal 2011, non ci siamo più fermati. Il risultato è questo Ep “It takes a while” con sei pezzi nuovi.
Proprio in merito all’Ep – extended play -, da quanto tempo ci stavate lavorando?
Abbiamo iniziato più o meno a febbraio, era la prima esperienza e come normale abbiamo avuto qualche passaggio a vuoto, però andiamo molto fieri del risultato. Ora abbiamo nuovi pezzi in cantiere e speriamo di riuscire a realizzare in un tempo relativamente breve un album completo.
Come mai avete scelto di suonare proprio questo particolare genere musicale?
In realtà più che scegliere un genere musicale abbiamo cercato di dare una definizione al tipo di musica che facevamo. Non abbiamo mai detto “Bene, da oggi si suona punk!”. Oppure “Perfetto, oggi rock!”. Abbiamo lasciato che le nostre influenze musicali ci guidassero in un certo senso e vertono chiaramente sulla new wave, post punk , alternative rock. Ad un certo punto poi abbiamo deciso di definire il nostro genere e ne è uscito “Alternative New wave Comfortably Acid” .
Progetti per il futuro?
Farci conoscere anche fuori dalla realtà di Imperia sicuramente. Fino ad adesso ci siamo mossi un po’ poco, ma anche perché non avevamo un qualcosa da poter dare e presentare. Ora con l’Ep sicuramente cercheremo di proporci anche altrove, vedere come risponde il pubblico di fuori al nostro genere e alle nostre canzoni. Sarebbe bello però, ancor prima dell’usicre dalla realtà imperiese, anche di farci conoscere da tutti i nostri concittadini riempiendo i locali in cui suoniamo qui. Quando poi avremo ampliato ancora di più la nostra scaletta di pezzi vorremmo anche partecipare a contest e festival, sempre nell’ottica di farci conoscere sempre di più e ci piacerebbe molto anche a livello di interscambio umano e artistico.
L’idea di fare dei video per proporre le vostre canzoni e realizzati poi con così grande cura e attenzione, è una scelta mirata?
I video li ha realizzati Erika Errante Baruffaldi che è una grande regista che abbiamo la fortuna di avere nel nostro entourage in quanto è la ragazza di Marco. Ci ha aiutato tantissimo, ci è stata dietro con una grande pazienza e ottenendo dei risultati ottimi. L’esperienza poi in sè di creare proprio un video è stata formativa, ma anche, e soprattutto, divertente. E’ un modo per far passare la nostra musica in un’ottica nuova riuscendo a raggiungere una fetta di pubblico più ampia. Ora abbiamo un pacchetto completo, offriamo qualcosa di più. Il nostro primo video “Weeps & Idiocies”è andato bene, siamo molto contenti anche per il numero di visualizzazioni che ha avuto su youtube. Ora abbiamo appena lanciato in rete l’ultima creazione di Erika che è un piccolo cortometraggio praticamente e si chiama “Stranger Ways”.
Come vedete e vivete il panorama musicale imperiese?
Ci sono molti gruppi emergenti, ragazzi giovani con la voglia di fare, il problema forse è lo spazio dove esprimersi che è un po’ quello che è. C’è oggettivamente un numero ristretto di locali che danno spazio alla musica e alle realtà musicali nuove: sono principalmente centri sociali, circoli arci, qualche bar… Per le cover band la situazione cambia, i locali ti accolgono più volentieri perché la risposta del pubblico è diversa: conoscono magari il pezzo, lo cantano e si divertono. Con una band nuova che suona pezzi originali chi ascolta deve fare uno sforzo in più per fidelizzarsi e amare quella canzone. Deve venire la voglia alle persone di provare a vivere un concerto anche di un band che non si conosce perché magari è una schifezza, magari invece scopri che quei ragazzi sono proprio bravi! Una serata divertente del resto non deve essere per forza stare al bar con gli amici, anche un concerto può essere “la svolta” del sabato sera! Ci vuole più curiosità.
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