Imperia. Non si può proprio parlare di successo per il registro per le unioni civili, istituito a novembre 2014 e seguito dall’approvazione da parte del Consiglio Comunale del regolamento per il riconoscimento delle unioni civili, avvenuto in data 3 marzo 2015.
Dopo otto mesi da quella che doveva essere una data di svolta per i diritti delle cosiddette coppie di fatto eterosessuali e omosessuali imperiesi, al registro risulta iscritta una sola coppia, eterosessuale, formata da due sessantenni, che hanno deciso di “ufficializzare” il loro legame a inizio maggio del 2015.
Il regolamento era stato approvato con il voto favorevole di 23 consiglieri (Imperia di Tutti Imperia per Tutti, Pd, Imperia Cambia, NCD, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Imperia Bene Comune). Si erano astenuti il presidente del consiglio Diego Parodi e avevano espresso voto negativo i consiglieri Giuseppe Fossati (Imperia Riparte) e Alessandro Casano (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale). Il Sindaco Carlo Capacci si era astenuto, mentre era rimasto fuori dall’aula al momento del voto Oliviero Olivieri (Pd)
Un’accoglienza piuttosto fredda, che potrebbe trovare una spiegazione nella mancata approvazione, a livello nazionale, di una legge che regoli diritti e doveri delle coppie conviventi e non sposate. Allo stato attuale nel nostro Paese, infatti, c’è ancora un grande divario tra coppie sposate e non, principalmente in materia di patrimonio, di eredità e di assistenza in ospedale. Un semplice convivente, infatti, non può vantare alcun diritto sui beni dell’altro, vivente o defunto che sia, può entrare in possesso dei beni del convivente defunto solo se quest’ultimo ha lasciato precise indicazioni testamentarie in merito e non può prendere decisioni su interventi urgenti o pericolosi.
Unico fronte su cui è stato fatto un passo avanti è quello dell’eliminazione delle differenze tra figli nati dentro o fuori dal matrimonio, con l’eliminazione della differenza tra figli legittimi, i primi, e naturali, i secondi.
E se per le coppie eterosessuali esiste comunque la possibilità del matrimonio civile per entrare in possesso di pieni diritti, per quelle omosessuali la situazione è molto più complicata, dato che il disegno di legge sulle unioni gay, dopo il primo si da parte della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, è fermo in Senato. Cosa che ha provocato al nostro Paese l’ennesima bacchettata da parte dell’Unione Europea. Per questa mancanza di riconoscimento legale per le coppie omosessuali, infatti, la Corte Europea per i Diritti Umani proprio in questi giorni ha condannato l’Italia a risarcire tre coppie gay che avevano chiesto ai loro comuni di fare le pubblicazioni per potersi sposare e si sono sentite rispondere di no.
Che si tratti di matrimonio o di riconoscimento dell’unione di fatto, per la Corte Europea per i Diritti Umani “un’unione civile o una partnership registrata sarebbe il modo più adeguato per riconoscere legalmente le coppie dello stesso sesso”.
A cura di Anna Innocente Furina