Cervo. Simone Rubino e le sue percussioni sulla piazza dei Corallini, domenica sera, ci hanno preso per mano e riportati nella atmosfera della musica medievale.
Come a quel tempo i suoi ritmi hanno scandito il tempo da “metronomo” pur con radici contemporanee.
Sono ritornati le note gravi chiamate DUM percuotendo il centro della pelle e un TA percuotendo il bordo della pelle tesa sulla cornice. Suoni molto famigliari alla Cervo medievale della vicina piazza del Forno (ora Alassio) dove si tenevano danze e tornei.
Non è mancato il concerto che richiama le campane, quel tadaan: marimba, vibraofono, xilofono e glockenspiel!
Quell’insieme di campane, di varia misura e prive di battente, che mediante percussione con un martelletto di legno, producono altrettanti suoni di varia altezza.
Nel Medioevo quest’insieme strumentale prendeva il nome di Tintinnabulum o Rota tintinnabulis.
Cervo si è risvegliata nel secolo che più di ogni altro le diede i natali, con i marchesi di Clavesana nell’alto medioevo.
Il suo Castello, l’oratorio di Santa Caterina, le sue mura del Parasio, il ponticello di rio Schenassi, le porte, le Confraternite e le Corporazioni tra scaramucce locali e guerre genovesi, cui si aggiungono poi per tutto il Cinquecento le ricorrenti feroci scorrerie saracene. Echi della storia tra note a volte ascendenti in un acuto accento dall’unione di una virga con un punctum, che ne indica la discesa. Ecco come l’estro e l’arte di Simone Rubino si sono coniugate con l’architettura del Borgo.