Cervo. Le percussioni sono parte del bagaglio genetico dell’uomo, che dalle sue origini ha cominciato a raffinarne l’utilizzo. Probabilmente anche per questo motivo il coinvolgimento del pubblico durante l’esibizione di Rubino è stato assoluto. I diversi compositori sono stati interpretati in modo netto, folgoranti le figurazioni, ostinati ed aggressivi i ritmi di Xenakis, seducenti e caldi quelli di Carlos Jobim. L’unicità della marimba con i brani di Cangelosi e la suggestione di Crossover per Tamburino di Reifeneder, il suadente Tangaccio di Bocca.
In mezzo alcuni brani autografi e la capacità di Rubino di trasformare il suono della marimba in una sorta di canto, accarezzando lo strumento o colpendolo con una precisione disarmante. Un fascino dato dalle vibrazioni stesse, dalla maestria e dalla velocità, unita alla sicurezza, che ha letteralmente trascinato il pubblico, che sicuramente ha portato con se l’emozione delle percussioni espresse ai massimi livelli, anche tornando a casa dopo il concerto.
Sarà un doppio appuntamento quello del 4 agosto, quando il Festival andrà ad incontrare la Scuola di Fiesole, con la quale il Festival di Cervo ha stretto da quest’anno un rapporto stretto e si auspica, duraturo. La scuola rappresenta una delle eccellenze cameristiche non solo italiane e sarà rappresentata del Quartetto Cler, in programma alle 18,00 all’Oratorio di S.Caterina, seguiti alle 21,30 dal giovane quanto affermato violoncellista Enrico Bronzi che dirigerà un ensemble di ben 20 violoncelli.
Altro “mostro sacro” Ian Fountain, che si esibirà nella piazza dei Corallini il 7 agosto alle 21,30. Una serata imperdibile, con un pianista dal curriculum che ha pochi confronti. Altrettanto stimolante il programma, da Liszt a Schubert, passando per Haydn e concludendo con Chopin. Da ricordare l’ammonimento di Honoré de Balzac: “devi giudicare Liszt una volta che hai avuto l’opportunità di ascoltare Chopin. “L’Ungherese è un demone; il Polacco un angelo”. Un consiglio sovvertito da Fountain nel suo concerto.