Rojava (Kurdistan Siriano) –Prosegue il viaggio dell’attivista Giovanni Vassallo nella regione autonoma al confine tra la Siria, l’Iraq e la Turchia Dopo alcuni giorni di viaggio, Vassallo, è giunto nella città di Quamislo.
ECCO IL REPORT DEGLI ULTIMI GIORNI
“Scrivo il report con qualche ora di ritardo perché ieri è stata davvero una lunga giornata. Tanto che il nostro giovane interprete ed accompagnatore ha proposto mezza giornata di riposo. Abbiamo tutti subito accettato con entusiasmo.
Quamislo ha proprio l’aria della città di un paese in guerra. Negozi chiusi e abitazioni vuote, tutti i posti che visitiamo hanno davanti barriere contro le autobomba e sono sorvegliati da miliziani armati. Di notte poca luce e pochissima gente in giro. Le vie di ingresso alla zona occupata dai governativi sono sbarrate con cavalli di frisia e altri ostacoli. Grandi ritratti di Assad e di Ocalan marcano il territorio.
La gente ovviamente attraversa questi labili confini per le sue faccende quotidiane. Direi che la situazione ricorda un po’ la Beirut degli anni 70. Per ora la situazione è calma, ma qui il regime non è per nulla popolare e le braci ardono sotto la cenere. Potrebbero spegnersi se la situazione politica migliorerà e partirà un vero progetto di riconciliazione nazionale , ma la situazione potrebbe anche incancrenirsi in uno stato di tensione latente che periodicamente sfocia in scontri armati. In Medio Oriente si son viste entrambe le cose.
Un’altra cosa che ti ricorda continuamente la guerra sono le foto dei martiri. Le vedi ovunque. Su ogni lampione dello spartitraffico del viale che attraversa la città sono fissati due cartelloni che portano una foto per lato. È un viale lunghissimo, per quanto le foto degli eroi più celebrati si ripetano, i caduti sono sicuramente molte decine.
In una Casa del Popolo che visitiamo hanno appeso piccole immagini alle foglie delle piante (finte) d’appartamento. L’effetto puramente estetico è francamente orrendo, ma l’idea è commovente e fa capire quanto sangue stia costando questa lotta.
Molte foto ritraggono ragazzi poco più che adolescenti, altri persone più mature, molte donne, i volontari stranieri ricevono un tributo speciale, specie gli occidentali. Manteniamo i nostri privilegi anche da morti.
Abbiamo passato tutto il giorno incontrando le persone che ogni giorno tentano di mettere in pratica i principi del confederalismo democratico. Siamo stati ricevuti in diversi comitati di base, abbiamo parlato con i copresidenti, sempre un uomo ed una donna, e con i responsabili delle varie commissioni (sociale, sicurezza, riconciliazione, condizione femminile, economia).
Come vi ho già accennato questi comitati sono organi di democrazia diretta, servono a rappresentare le esigenze del quartiere, ognuno ha una base di circa duecento famiglie che eleggono i membri. Però hanno anche il compito di mobilitare le energie della popolazione per migliorare la vita quotidiana.
A questo servono le commissioni di riconciliazione, che tentano di risolvere le controversie per via extragiudiziale e sicurezza, che recluta una milizia volontaria che protegge il quartiere. Le commissioni sulla condizione femminile si occupano di creare spazi dove le donne possono incontrasi e confrontarsi, ma anche organizzare servizi comunitari come asili e scuole primarie. Ho bombardato di domande i responsabili delle commissioni economia. Un po’ perché son ligure e quindi penso che alla fine è sempre questione di palanche e un po’ perché sarei anche un attimino comunista e quindi penso che il potere reale lo ha chi controlla i mezzi di produzione.
Beninteso, non è che avere uno strumento di democrazia partecipativa che si occupa di rappresentanza, protezione e giustizia sia una bazzecola. Magari lo avessimo noi, ma, a mio avviso, un cambiamento non è completo se non cambia la struttura economica.
Stanno organizzando cooperative, per esempio forni del pane, messi su con criteri sociali. I lavoratori sono assunti dando la precedenza alle famiglie più povere, il prezzo è discusso collettivamente e i profitti vanno a finanziare le attività del comitato. In una zona che era il granaio della Siria mi pare una scelta intelligente per iniziare.
I comitati rispettano le divisioni etnico religiose della popolazione, visitiamo quello di un quartiere a maggioranza araba e i copresidenti sono arabi, in un quartiere cristiano il presidente maschio è siriaco e la copresidente donna è addirittura armena, appartiene cioè ad una minoranza della minoranza.
In questo quartiere visitiamo anche una caserma del Sutoro, che sarebbe la polizia armena, quella curda si chiama Asaysh. Permettere alle minoranze di avere propri gruppi armati, ma legati allo stesso progetto politico sociale mi pare una soluzione interessante per un paese dilaniato da mille divisioni e conflitti. È qualcosa di diverso dalle milizie tribali, che non hanno altro orizzonte che gli interessi della fazione e anche dagli eserciti nazionali che spesso sono stati lo strumento con il quale il gruppo dominante imponeva il suo potere agli altri”.
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