La Camera dei Deputati ha approvato ieri, sabato 21 dicembre, con 277 voti favorevoli (non hanno partecipato al voto in segno di protesta la Lega Nord, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle) il Ddl per l’abolizione delle Province presentato dal Ministro Delrio. Lunedì 23 dicembre il ddl passerà all’esame del Senato. In caso di approvazione dovrà essere promulgato dal Capo del Governo Giorgio Napolitano ed entrerà in vigore dopo 15 giorni.
Il disegno di legge prevede la trasformazione delle Province in enti di secondo livello con funzioni minime di pianificazione (manterranno di fatto solo la gestione delle strade), mutando i consigli provinciali in assemblee di sindaci e eliminando gli stipendi di Giunte e Consiglieri. Il ddl Delrio prevede inoltre l’istituzione di 9 città metropolitane, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Reggio Calabria, e la fusione dei piccoli comuni.
LE NUOVE PROVINCE
In questo nuovo sistema scompare la Giunta provinciale. Il presidente è un sindaco in carica eletto, con un sistema di voto ponderato, dall’Assemblea dei primi cittadini. Il Consiglio provinciale è costituito dai sindaci dei Comuni con più di 15 mila abitanti e dal presidente delle Unioni di Comuni del territorio con più di 10 mila abitanti. La trasformazione delle Province in enti di secondo livello dovrebbe concretizzarsi entro 20 giorni dalla data di proclamazione dei sindaci eletti nelle tornate amministrative della prossima primavera, con l’elezione del nuovo Presidente e l’insediamento del consiglio. Tutti gli incarichi saranno a titolo gratuito.
L’obiettivo del Governo Letta è quello di svuotare di poteri le Province, rendendo operativo il ddl Delrio entro l’1 gennaio 2014, in attesa dell’approvazione della legge costituzionale per l’abolizione definitiva delle Province (i tempi sono lunghi, occorre una doppia deliberazione di Camera e Senato, con un intervallo di tempo non inferiore a 3 mesi tra la prima e la seconda votazione, prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e l’eventuale referendum).
A riguardo, molto critico il commento di Antonio Saitta, presidente dell’Unione delle Province.
“Il Governo e il Parlamento diranno che hanno abolito le Province, ma la verità è che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perchè con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini. Tra qualche mese anche sulle Province il Parlamento sarà costretto a tornare indietro, come sta facendo sulle slot machine. Sarà costretto a tornare indietro quando si vedranno nel Paese i risultati del caos, del blocco dei servizi e dell’aumento della spesa pubblica che questo disegno di legge produrrà. Il Parlamento ha deciso di seguire il Governo e di rendere le Province inefficienti per legge, nonostante l’allarme sull’aumento certo della spesa pubblica lanciato dalla Corte dei Conti; nonostante il Servizio Bilancio della Camera abbia sottolineato la mancanza di coperture e il rischio di non rispettare il pareggio di bilancio; nonostante i tanti esperti chiamati dalla Camera dei Deputati abbiano evidenziato che il testo del disegno di legge è incongruo e incostituzionale. Nonostante tutti, Governo e Parlamento compreso, sappiano che il provvedimento nono solo non produrrà risparmi, ma porterà ad un aumento certo della spesa pubblica. A pagarne le conseguenze saranno gli stessi Sindaci, cui la norma addossa la responsabilità di gestire servizi essenziali con procedure talmente farraginose da rendere loro impossibile dare risposte ai loro cittadini. Allora il Parlamento sarà costretto a tornare indietro“.