Ha chiamato i soccorsi, aveva macchie di sangue sui vestiti, la sua auto è stata vista arrivare sul posto del disastro ed è stata avvistata dalle telecamere poco distante da via del Collegio, non risultano telefonate in arrivo sul suo cellulare. Questi, in sintesi, gli elementi accusatori a carico del 19enne albanese Mretjev Ismajlukaj, arrestato per l’attentato incendiario alla sala scommesse di via del Collegio che è costato la vita al connazionale Albert Jakupaj.
L’auto del 19enne albanese è finita nell’inquadratura delle telecamere in via Agnesi e successivamente in piazza Ulisse Calvi nei minuti immediatamente prima e dopo l’esplosione. Sul cellulare del giovane, però, non figurano telefonate in entrata. Tutti elementi che non hanno lasciato dubbi agli inquirenti. Mretjev Ismajlukaj sapeva dell’attentato e si trovata sul luogo del disastro con la funzione di “palo”, tanto che al momento della deflagrazione è immediatamente intervenuto per aiutare i due connazionali (per questo aveva i vestiti sporchi di sangue, nonostante non fosse ferito) e ha avvertito i soccorsi.
Non parlando bene l’italiano, il giovane ha addirittura chiesto l’aiuto di un residente della zona che era sceso in strada allarmato dalla tremenda esplosione, passandogli il telefonino per completare la richiesta di intervento dei soccorsi. Mretjev Ismajlukaj, lo ricordiamo, è accusato di incendio doloso e detenzione di materiale esplosivo. L’iniziale accusa di strage formulata dal Pubblico Ministero Grazia Pradella è stata derubricata dal Gip Massimiliano Raineri al termine dell’interrogatorio di garanzia in carcere.
