“Venerdì 13 novembre a Parigi si è consumato uno dei più devastanti attentati terroristici che abbiano mai colpito la Comunità Europea. Un commando di criminali appartenenti all’ISIS ha ferito a morte il cuore dell’Europa democratica, ne ha violentato l’essenza, la cultura, IL VIVERE CIVILE”. Così “Possibile”, il Comitato Felice Cascione di imperia, in merito al massacro avvenuto venerdì 13 novembre a Parigi.
“150 liberi cittadini francesi e non sono caduti inermi sotto i colpi vigliacchi e improvvisi di uomini folli, senza scrupoli né fedi, senza ideali e senza Dio, sono caduti vittime di quella strategia del terrore che l’ISIS pensa di infondere lentamente nelle popolazioni d’Europa. Una strategia che vuole appositamente ingenerare con la morte altra morte, con la violenza altra violenza, per giustificare una potenziale lotta di culture, di religioni differenti, di modi di vivere e pensare. Certi uomini e certe sette trovano la loro stessa essenza ed esistenza nella guerra, nella battaglia, nel divampare del dolore e della sofferenza, nella provocazione aggressiva e sanguinaria, per chiamare tutti ad una mission impossible: quella di sanare i conflitti, gli odi e le intolleranze con la vendetta, con lo spargimento di sangue, in nome della difesa della propria dignità nazionale e personale.
La guerra di questi criminali è la guerra contro il loro stesso popolo, contro gli ultimi che scappano dagli orrori, dalle esecuzioni di massa, dagli stupri fisici e morali. Questa è la guerra contro i principi della tolleranza, della solidarietà, del vivere democratico e civile, che consente ad una comunità di ospitare chi soffre, chi ha perso la propria dignità di persona, di essere vivente, di uomo in quanto tale. Si uccide per avvelenare lo spirito, per accrescere l’odio razziale, per motivare vendette nazionaliste in grado di autoalimentare nuovi conflitti, nuovi crimini.
Il mondo occidentale, l’Europa democratica, devono invece difendere ad oltranza questi principi, per isolare sempre di più il cancro dell’umanità, il terrorismo internazionale, devono difendere i propri valori di libertà, uguaglianza e democrazia professando la pace, la giustizia sociale, rispondendo a queste provocazioni con la fermezza del proprio vivere civile, con le regole del proprio vivere democratico, con il coraggio di chi si sente orgoglioso comunque delle proprie città, delle proprie case e delle proprie abitudini.
La guerra si può soltanto isolare con la pace, si deve disarmare con il ripudio della vendetta, si deve spegnere con l’intransigenza dei propri valori nel rispetto di quelli altrui.
Gli Stati democratici hanno il dovere di difendere i propri cittadini, la propria democrazia e i propri confini con regole severe, uguali per tutti, con una gestione dell’ordine pubblico e della convivenza che nell’ambito di ciascuna personale libertà e valore imponga il rispetto degli altrui diritti e, al contempo, definisca in modo preciso i nostri ed altrui doveri. Alle regole di uno stato democratico devono conformarsi cittadini e stranieri, qualunque sia la loro cultura e la loro etica. All’integrazione interculturale si giunge con percorsi di convivenza pacifica ma, altresì, inappuntabili dal punto di vista del rispetto reciproco, della cooperazione, del lavoro e della partecipazione fattiva e operosa nello Stato in cui si vive.
Questo dobbiamo pretendere dallo Stato e da noi stessi, che rappresentiamo la nostra comunità nelle istituzioni: onestà, serietà, dignità di appartenenza e di cultura, inclusione sociale e accoglienza, rispetto delle leggi, rispetto dei nostri valori costituzionali. Questo deve valere sia per gli Italiani che per gli stranieri, siano essi turisti, immigrati o profughi.
Il livello di civiltà di uno Stato e di una comunità è pari alla capacità di andare oltre il dolore, oltre la frustrazione, oltre il risentimento che ogni singolo individuo legittimamente prova, per offrirci una visione e una dimensione più ampia dello stare insieme, capace di unire tutti coloro che, dovunque risiedano, credono ancora in un mondo meno ingiusto, meno crudele, libero da protettorati militari o finanziari, e lottano per l’affermarsi di questi principi”.