La querelle sulle presunte “spese pazze” da parte degli amministratori del consiglio regionale, sfociata in inchieste di natura penale (per gli anni 2005-2010 e 2010-2012) con accuse che vanno dal falso al peculato, si arricchisce di un nuovo filone, quello “civilistico”, con le contestazioni della Corte dei Conti. L’Organo Statale di vigilanza in materia fiscale ha iniziato a verificare i conti di due gruppi consiliari della Regione Liguria sui 17 finiti sotto inchiesta per quel che concerne l’anno 2008 (siamo nel corso della prima Giunta Burlando). Ai gruppi consiliari e ai consiglieri vengono contestati pranzi, cene, regali, viaggi, spostamenti in taxi, consumazioni al bar e acquisti di varia natura per i quali sarebbe stato richiesto il rimborso come “spese di rappresentanza”.
Nel mirino del Pm Claudio Mori sono finiti Udeur-Sinistra indipendente e Unione a sinistra e Sinistra europea con contestazioni mosse a Roberta Gasco (Udeur, poi passata a Forza Italia), Lorenzo Castè (Sinistra Indipendente), Franco Bonello (Unione a Sinistra, indagato nel filone d’inchiesta relativo agli anni 2005-2010) e Giacomo Mino Ronzitti (ex presidente del consiglio regionale). Ed è qui che troviamo il primo imperiese, Franco Bonello. A lui e a Ronzitti la Corte dei Conti contesta una cifra intorno ai 69 mila euro.
Ma la Corte dei Conti non ha messo nel mirino solo i gruppi consiliari, ma anche la Commissione Verifica Rendiconti e i suoi componenti. Il motivo? Non avrebbero svolto in maniera adeguata il loro ruolo di verifica. Della Commissione in questione facevano parte Rosario Monteleone, Francesco Bruzzone, Giacomo Conti, Franco Rocca, Giancarlo Manti, Ezio Chiesa, Matteo Marcenaro e Alessio Saso. La cifra contestata, relativa ai gruppi consiliari sopracitati, è pari a circa 110 mila euro.
In questo caso sono due gli imperiesi “coinvolti”, Giancarlo Manti (Pd, non figura indagato in nessuna delle inchieste penali) e Alessio Saso (Ncd – indagato nel filone d’inchiesta relativo agli anni 2010-2012).
Contattato da ImperiaPost, Giancarlo Manti ha spiegato: “Siamo pronti ad andare in giudizio. Ci viene contestato di non aver svolto il nostro compito. Ma il nostro compito quale era? Si tratta di un’interpretazione a nostro avviso errata da parte della Corte dei Conti. Io ho fatto della moralità una battaglia politica e credo di essermi sempre comportato correttamente, nel pieno rispetto delle regole. Io, così come i miei colleghi, siamo convinti di aver fatto le cose nella piena correttezza delle leggi di allora. Sono pronto a dimostrare la mia estraneità alle contestazioni in tutte le sedi opportune“.