IMPERIA – Oltre una decina di lettere di richiamo inviate a tutti i dipendenti della Seris Srl, società al 100% del Comune di Imperia incaricata di svolgere il servizio di refezione scolastica, in forza alla mensa di Largo Ghiglia dove, il 24 novembre scorso, è stato trovato un “topolino” morto in stato di decomposizione, così lo ha definito l’assessore alle attività educative Fabrizio Risso in consiglio comunale.
Una “ritorsione” a seguito della presunta fuga di notizie che ha portato alla denuncia pubblica di ciò che era accaduto da parte del nostro giornale, lo scorso venerdì 27 novembre, tre giorni dopo il ritrovamento.
Una violazione del codice etico della società amministrata da Pietro Salvo che ha comportato una lettera di richiamo, una sorta di provvedimento disciplinare, verso tutti coloro che avrebbero potuto “spifferare” qualcosa al cronista di ImperiaPost. Un “Serisleaks” che potrebbe mettere in discussione il diritto delle famiglie di sapere cosa accade all’interno delle cucine dove vengono preparati i pasti somministrati ai loro figli. I dipendenti della Seris, ancor prima del concorso che ha “riselezionato” il personale, hanno dovuto sottoscrivere un documento, una nuova versione del codice etico, con il quale si impegnavano a non fornire informazioni a persone terze, in particolare agli organi di stampa, inerenti alla società e a quello che accadeva sul posto di lavoro.
Una vicenda paradossale che fa sorgere non pochi dubbi sulla gestione della società e sulla supervisione che il comune dovrebbe attuare visto che ci sono voluti tre giorni prima che la notizia fosse resa pubblica grazie al senso di responsabilità di qualcuno. Al posto di comunicare l’accaduto e fornire le informazioni del caso ai genitori preoccupati, la dirigenza ha pensato “bene” di punire tutti i dipendenti non sapendo chi abbia divulgato la notizia. Ai lettori la facile sentenza.