Una lettera di diffida contro l’adozione di ordinanza sindacale diretta a vietare la vendita e l’utilizzo nel territorio comunale di prodotti pirotecnici. E’ quella che l’Associazione pirotecnica italiana (Asspi) rappresentativa della categoria dei produttori, degli importatori e dei rivenditori di prodotti pirotecnici, sta inviando a tutti i comuni italiani.
“Con questi divieti stanno mettendo in ginocchio centinaia di famiglie che lavorano nel settore dei fuochi d’artificio, alimentando nello stesso tempo il mercato della contraffazione”, dice a Labitalia Luca Proietta, vicepresidente Asspi e titolare di Pirofantasy, la società che, in occasione dell’elezione di Papa Francesco, ha realizzato le fumate nere e bianche, progettando sia la parte hardware che software della centralina di controllo.
“La messa al bando dei fuochi -sottolinea- è totalmente illegittima, visto che il materiale pirotecnico è sottoposto ai regolamenti europei. Nel 2010, infatti, una direttiva europea, peraltro recepita dal nostro Paese, stabiliva che per alcuni prodotti pirotecnici il marchio CE veniva rilasciato solo dopo aver superato una serie di controlli, tra cui quello relativo alla rumorosità”.
“Ovviamente, è importante l’esperienza -fa notare Proietta– sia per ridurre i rischi che le anomalie. Per questo, invitiamo tutti gli italiani ad acquistare prodotti legali con ben visibile il marchio CE. La legge -ricorda- prevede l’obbligo di etichettatura degli articoli pirotecnici, recante, tra l’altro, in lingua italiana, chiara e leggibile, ‘i limiti di età e le altre condizioni di vendita’, ‘l’istruzione per l’uso’, ‘la distanza minima di sicurezza’, oltre a specifici obblighi, a carico di istituzioni pubbliche, di ‘sorveglianza del mercato e di controllo degli articoli pirotecnici'”.
“In presenza di tali garanzie legislative –rimarca Luca Proietta– dirette a tutelare a priori la sicurezza nell’utilizzo dei prodotti pirotecnici legalmente commercializzati con marchio CE, che hanno ottenuto la conformità attraverso specifici test agli standard di sicurezza europei, risulta evidentemente insussistente ogni pericolo, anche solo potenziale, per la pubblica e privata incolumità, nonché per la tutela dell’ambiente (comprensivo di flora e fauna), giustificatrice di un’ordinanza sindacale”.
“Come abbiamo precisato nella diffida -continua- a far emergere, con immediata evidenza, l’insussistenza dei presupposti logico-giuridici di un’ordinanza siffatta è, inoltre, la semplice considerazione che i produttori, gli importatori e i rivenditori di prodotti pirotecnici legali sono titolari di specifiche autorizzazioni prefettizie all’esercizio delle loro attività, per cui vietarne nella sostanza l’attività, per di più nel periodo di maggiore loro operatività, costituisce di per sé una palese contraddittorietà”.
“La contraddittorietà è più marcata -avverte- se si considera che il divieto di vendita e utilizzo dei prodotti pirotecnici legali favorisce la diffusione dei prodotti illegali da parte di rivenditori abusivi, con il paradossale effetto che un’ordinanza di questo tipo realizza l’effetto contrario a quello che si propone di perseguire. Ciò induce a suggerire, nell’ottica di un’efficace e vera tutela della sicurezza pubblica e privata, l’adozione di provvedimenti -continua- che, anziché vietare la vendita e l’utilizzo dei prodotti pirotecnici legali, contrastino la vendita abusiva e l’utilizzo di quelli illegali sicuramente pericolosi”.
“Per questo -assicura- la categoria offre la propria disponibilità a collaborare con i Comuni per la corretta redazione di provvedimenti orientati in tale direzione. Tuttavia, dove dovesse essere comunque adottata un’ordinanza di divieto e utilizzo di prodotti pirotecnici legali per le imminenti festività natalizie e di inizio anno, ci riserviamo di impugnarla –avverte– dinanzi alla competente autorità giudiziaria, anche ai soli fini risarcitori per l’evidente pregiudizio economico che ne deriverebbe agli operatori del settore”.
“Abbiamo, inoltre, avviato -ricorda ancora il vicepresidente Asspi- una campagna su Facebook per raccogliere le testimonianze degli operatori che lamentano disagi e danni incalcolabili, a seguito del divieto dei Comuni”.