L’accordo per l’attentato incendiario alla sala scommesse è stato siglato sotto i portici di Oneglia, in pieno giorno, nei pressi di un noto locale. È questo uno dei particolari emersi nelle ultime ore e relativo all’inchiesta della Procura della Repubblica sull’esplosione del centro scommesse Eurobet di via del Collegio che ha portato all’arresto di 4 persone, i due gestori della sala scommesse, Michele Mucciolo e Alessio Alberigo, l’imprenditore edile Ippolito Trifilio, considerato il tramite tra i mandanti e gli esecutori materiali dell’attentato, e il giovane albanese Mretjev Ismajlukaj, unico sopravvissuto del commando di tre persone che ha incendiato la sala scommesse.
A siglare l’accordo Ippolito Trifilio e Aramit Ismajlukaj, poi deceduto a seguito delle lesioni riportate nell’esplosione della sala scommesse.
La prima volta che viene affrontato l’argomento attentato risale invece a 20 giorni prima dell’esplosione, quando prima Alberigo e poi Mucciolo, fuori dalla sala scommesse, avvicinano Trifilio e gli illustrano l’idea di incendiare il locale per intascare il soldi dell’assicurazione, chiedendogli di reperire gli esecutori materiali.
Non solo, dalle carte dell’inchiesta emerge che l’attentato inizialmente era previsto per la notte di Halloween, ma venne posticipato in quanto “c’era gente in giro“. A comunicare il rinvio Aramit Ismajlukaj con una frase in codice a Trifilio: “Oggi non si va a lavorare”.
Fu Mucciolo, che li aveva ricevuti da Alberigo, a consegnare a Trifilio, all’interno della sala scommesse, i 2 mila euro da destinare ai tre albanesi per l’attentato incendiario.
L’accordo tra i gestori del locale, Trifilio e i tre albanesi prevedeva che la sala scommesse sarebbe rimasta aperta durante la notte, con il cancello solo apparentemente chiuso, ma senza lucchetto. La porta sarebbe stata aperta, con allarme e telecamere disattivati, e all’interno i tre albanesi avrebbero già trovato a disposizione le taniche di benzina e il piede di porco per simulare la forzatura della serratura.
Insomma, tutto, secondo gli inquirenti, era stato programma nei minimi particolari. Qualcosa però, al momento dei appiccare l’incendio, è andato storto. Il resto è storia dei giorni nostri.