“La situazione della provincia di Imperia si presenta complessa, per quanto riguarda l’impiantistica, l’organizzazione della governance di sistema, l’emergenza di vicende illecite. La situazione della provincia di Imperia è sintomatica della circolarità negativa che ha caratterizzato la regione. L’intervento giudiziario sulla discarica di Collette Ozotto gestita da Idroedil s.r.l ha portato al punto di epicrisi il sistema”. E’ una relazione durissima quella redatta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Ciclo Rifiuti dopo la missione nella provincia di Imperia risalente al febbraio dello scorso anno.
La Commissione, presieduta dal parlamentare del Partito Democratico Alessandro Bratti, nella relazione finale evidenzia gravi criticità nell’imperiese per quanto concerne la gestione dei rifiuti. “L’interlocuzione della Commissione – si legge – ha portato alla luce lo spettro delle criticità: un contesto non orientato alla riduzione del rifiuto da conferire in discarica, una debolezza delle funzioni amministrative di verifica e controllo, una inadeguata governance di sistema, una frammentazione notevole di aziende di gestione”.
La Commissione Parlamentare ricostruisce nei minimi dettagli, con l’ausilio delle audizioni di politici, amministratori e autorità, il quadro della raccolta rifiuti nella provincia di Imperia, tracciandone un quadro disarmante, non solo per quanto concerne il presente, funestato da gestioni fallimentari e da continue inchieste penali, ma anche per quel che riguarda il futuro, in particolare il progetto del biodigestore, clamorosamente bocciato.
“Le informazioni fornite dalla Provincia – si legge – non consentono di individuare chiaramente la tipologia impiantistica prescelta e per certi versi l’impianto non sembrerebbe coerente con le indicazioni fornite dalla stessa provincia al r.t.i., nel quale mantiene la sua posizione di soggetto dominante in zona, Idroedil s.r.l. Non sono noti i rifiuti in input, tuttavia dall’analisi dei materiali in uscita si potrebbe ipotizzare un trattamento congiunto sia dei rifiuti urbani indifferenziati, che di frazioni merceologiche oggetto di raccolta differenziata. Desta anche perplessità l’indicazione che sarà prodotta energia sotto forma di biogas derivante dalla digestione anaerobica sia della frazione organica da raccolta differenziata che dalla frazione organica separata meccanicamente. Tale pratica potrebbe non consentire la produzione di un ammendante da riciclare sul suolo ed inoltre, in tale contesto, non appare comprensibile la produzione dichiarata del cosiddetto ‘compost di qualità’, così come perplessità destano le previsioni sull’agglomerato plasmix per il quale non viene dichiarata la destinazione finale”.
Non solo, la Commissione solleva dubbi anche sulla discarica pubblica, meglio conosciuto come il lotto 6 di Collette Ozotto, definendola “una situazione che fa persistere perplessità sia sulla scelta impiantistica che sulle procedure amministrative adottate“.
La Commissione bacchetta duramente anche la politica e gli amministratoli locali, con particolare riferimento alle inchieste penali, alcune delle quali ripercorse con grande precisione.
“Il problema palesato dalla situazione Ligure, ed Imperia in particolare – scrive la Commissione – è che il ritardo o la scarsa efficacia delle scelte programmatorie e gestionali , finisce col produrre situazioni prodromiche alla commissione di illeciti penali, la cui mancata risoluzione produce effettivamente quegli illeciti, con la conseguenza di interventi di tipo repressivo che bloccano la gestione ordinaria e innescano ulteriori complessità; che enti pubblici, decisori politici o soggetti privati poco attrezzati o poco sensibili vivono come interferenze, rispetto alle quali si atteggiano in maniera passiva e tale da generare ulteriori ritardi nella risoluzione sostanziale dei problemi, con la fuga in una irrisolta transitorietà”.
Più in generale la Commissione boccia la gestione dei rifiuti in tutta la regione, in quanto “manca una strategia complessiva sulla gestione dei rifiuti”, bacchettando le amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni, a livello regionale. “Si è ipotizzata, nel corso del tempo, la realizzazione di strutture tecnologicamente avanzante straordinarie che avrebbero dovuto risolvere il problema, ma che non sono state realizzate, lasciando esposto il territorio a più livelli di illiceità, solo in parte scoperti e comunque da temere. Sarebbe stata probabilmente sufficiente una pianificazione più normale, che curasse l’aumento progressivo della raccolta differenziata con la realizzazione di centri di compostaggio possibilmente di qualità, curando la separazione a monte e il pretrattamento; il tutto in un sistema che non delegasse tutto ai Comuni, perché la programmazione per essere efficace va legata a territori più vasti. In questo caso la delega alla gestione integralmente ai Comuni e la frammentazione della gestione non ha funzionato, con cedimento, nei singoli contesti, a interessi poco trasparenti”.
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