Diego Berardi, il 41enne imperiese arrestato a Strasburgo dalla Gendarmerie francese su mandato di cattura internazionale perché sospettato di aver progettato un attentato (secondo gli inquirenti da compiere durante OliOliva) dopo che nella sua casa i Carabinieri avevano trovato polvere da sparo compressa, scambiata per tritolo, armi e alcuni detonatori, è stato interrogato nella giornata di ieri, lunedì 1 febbraio, dal Gip Massimiliano Botti.
L’uomo, da qualche giorno in città assieme alla sua compagna, Francoise Garrigues, ha risposto punto per punto alle domande del Giudice fornendo una versione che potrebbe, salvo le verifiche dei Ris, scagionarlo dall’accusa di essere un jihadista. Berardi, infatti, ha chiarito la provenienza del materiale trovato all’interno della sua abitazione: polvere da sparo, cartucce del nonno e inneschi trovati in campagna.
Il viaggio in Siria? Sì, ma nel 2010, per un allevamento di cavalli, quando l’Isis era solo un progetto immaginario di alcuni servizi segreti e potenze mondiali. Il giudice Botti ha comunque disposto l’obbligo di dimora.