5 Novembre 2024 03:24

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5 Novembre 2024 03:24

BORGOMARO. UNA FOLLA COMMOSSA PER L’ULTIMO SALUTO A DON AMBROGIO BIANCHI, IL “PRETE CON GLI SCARPONI”/LA LETTERA

In breve: "Da 50 anni era parroco di Borgomaro, era arrivato giovane prete a 29 anni. Era subito entrato nel ruolo di 'prete con gli scarponi' non solo perché irriducibile cacciatore, ma perché a fianco dei contadini anziani o delle famiglie povere nei lavori in campagna"

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Si sono svolti ieri, venerdì 5 febbraio, i funerali di Don Ambrogio Bianchi, lo storico sacerdote di Borgomaro scomparso nei giorni scorsi all’età di 80 anni. Lo ha voluto ricordare con una toccante lettera di ringraziamento Giovanni Gandolfo.

“Impossibile ieri pomeriggio circolare in alta Valle Impero. Una cintura di auto ed una processione di popolo bloccavano da monte a valle Borgomaro convergendo verso la parrocchiale di Sant’Antonio per portare l’ultimo saluto all’amatissimo ‘don Bianchi’.
Una chiesa straripante come la piazza antistante e le vie adiacenti, lucidi gli occhi di molti, anche quelli di rudi ‘cinghialisti’ o attempati alpini.
Da 50 anni era parroco di Borgomaro, era arrivato giovane prete a 29 anni. Era subito entrato nel ruolo di ‘prete con gli scarponi’ non solo perché irriducibile cacciatore, ma soprattutto perché a fianco dei contadini anziani o delle famiglie povere nei lavori in campagna. Non disdegnava di ‘andare in giornata a gratis’. ma se proprio insistevano i soldi erano per il ‘suo’ ricovero.

Sacerdote preparato, umile, rude, schietto, caparbio, generoso, non poteva non entrare in sintonia con il suo gregge. Si rivolgevano a lui per la preparazione alla cresima o al matrimonio anche giovani di Imperia.
Era amico degli alpini del ‘gruppo di Conio’ con cui condivideva funzioni civili, religiose e …’ribotte’. Il suo grande cuore batteva per gli ultimi e a Borgomaro questi erano soprattutto ‘i vecchietti del ricovero’ (quelli della Fondazione Orengo-Demoro), a cui si dedicò dall’inizio del suo ministero sino agli ultimi mesi della sua vita. Mai mancò la vicinanza ai parrocchiani malati a casa o all’Ospedale.
E’ grazie a lui se il complesso dell’antica Chiesa matrice di San Nazario e Celso è stato restaurato e respira oggi nuova vita.
Intorno al feretro, posto sul nudo pavimento, all’altare ad officiare il Vescovo e decine di suoi confratelli, nelle navate commossi i suoi parenti, il coro, i parrocchiani, il Presidente della Provincia, i Sindaci della valle, i suoi alpini e una folla straripante. L’Eucarestia è stata somministrata anche sulla piazza. Lo hanno ricordato all’altare, per dirgli grazie commossi in molti.
Il feretro, portato a spalle da alpini e uomini di Borgomaro, ha attraversato i ‘carugi’ fra ali di folla. Si è notato un silenzioso gruppetto di extracomunitari che ha scortato, insieme alle “penne nere”, il feretro: forse latori inconsapevoli di un ultimo messaggio del don per chi oggi sembra aver dimenticato la parola del Vangelo.
Grazie don Bianchi”.

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