“Sono convinto che i successivi gradi di giudizio per Roberta la metteranno al riparo da ogni accusa perché è una persona che nulla ha fatto di scorretto. Dal processo di Reggio Calabria sta emergendo l’insussistenza di qualsiasi accusa, non solo per me, ma ancora, a maggior ragione, per Roberta”. Lo ha detto Claudio Scajola a margine dell’inaugurazione del Museo di Arte Contemporanea di Imperia a Villa Faravelli rispondendo alle domande sulle motivazioni della sentenza (pubblicate in esclusiva dal nostro giornale) che ha portato alla condanna di Roberta Sacco, ex segretaria di Scajola, a 1 anno e 6 mesi di carcere nell’ambito dell’inchiesta sul favoreggiamento della latitanza dell’ex Parlamentare di Forza Italia Amadeo Matacena.
“La sentenza era logico che fosse questa – ha commentato Scajola – perché pochi sanno che con il rito abbreviato un giudice monocratico deve decidere con le carte che ha a disposizione in quel momento. Il giudizio su Roberta è stato fatto sulle carte che erano state predisposte per il mandato di arresto all’inizio di questa inchiesta. Il giudizio, per legge, abbreviato, si poteva fare solo su quelle carte e quindi era scontato. Sono convinto che i successivi gradi di giudizio per Roberta la metteranno al riparo da ogni accusa perché è una persona che nulla ha fatto di scorretto. Devo dire altresì che quello che sta emergendo dal processo dove si acquisiscono le carte e ci si confronta con la difesa che le presenta, non potrà che dimostrare quello che ho sempre sostenuto, ovvero l’insussistenza di qualsiasi accusa, non solo per me, ma ancora, a maggior ragione, per Roberta. Quel procedimento è stato fatto con rito abbreviato, con le carte che erano a disposizione dell’accusa in quel momento. Ora c’è un Tribunale di tre giudici che deve decidere in base al processo che significa le carte, le testimonianze, il dibattito, che stanno dimostrando l’insussistenza di questa inchiesta”.
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