“E la nave va… a fondo. Nel 1923 i sindacati fascisti organizzarono una riunione per convincere i 650 operai delle ferriere di Oneglia ad abbandonare la CGIL ed a cambiare sponda. A quella riunione parteciparono solo cinque operai, riporta il quotidiano francese L’Humanité di giovedì 5 luglio 1923″. A scrivere è la segreteria provinciale della Rifondazione Comunista.
“Ci chiediamo cosa direbbero oggi i 645 operai che non andarono a quella riunione della situazione Agnesi.
In altri tempi la folla, inferocita, sarebbe entrata nei supermercati ed avrebbe distrutto tutti i prodotti Colussi trovati sugli scaffali. Ma ora siamo in periodo di Festival, e vi sono altre priorità: sarà già molto se, durante qualche interruzione pubblicitaria, qualche imperiese sopirà la sua coscienza dando un distratto “mi piace” a qualche post su Facebook che suggerisce il boicottaggio dei prodotti Colussi.
Gli operai dell’ILVA, non molti giorni fa, hanno scelto una strategia differente.
La nostra reazione alla chiusura dello stabilimento Agnesi è di tristezza, rabbia e preoccupazione.
Tristezza, perché con questa ennesima chiusura vengono lasciati a casa, non importa se ci saranno gli ammortizzatori sociali, 120 lavoratori e lavoratrici in più rispetto al continuo stillicidio occupazionale che vive la nostra realtà, senza contare le “vittime collaterali” nell’indotto.
Rabbia, perché non ci troviamo di fronte all’ennesima chiusura per deficit, ma per spostamento della produzione: i profitti passano sopra la testa della gente comune, ma soprattutto dei lavoratori.
Preoccupazione, perché Governo, Regione e Provincia non stanno affrontando il problema crisi economica con una strategia efficace e si conclude sempre tutto con manovre orientate alla massima redditività nel brevissimo termine, senza pianificazioni industriali e senza preoccuparsi troppo delle conseguenze sociali dovute alla continua riduzione dei posti di lavoro. Il PD, infatti, a tutto pensa, tranne che a proteggere i lavoratori e a garantire i loro diritti: ne sono prova le numerose leggi che colpiscono il contratto nazionale e lo statuto dei lavoratori, o la controriforma delle pensioni che costringerà i lavoratori a trascorrere la loro vecchiaia in fabbrica.
Preoccupazione inoltre perché la provincia di Imperia sta soffrendo passivamente la crisi economica senza che nessuno, tranne pochi, si fermi a riflettere su questo fenomeno e provi a trovare una via di uscita.
Ci domandiamo che fine abbiano fatto consiglieri, deputati e “recampa-voti” che hanno generosamente usato l’Agnesi come passerella per le ultime campagne elettorali. Noi non siamo andati ai presidi per fare una “sfilata” ad uso e consumo dei fotografi, ma per condividere, fianco a fianco, al freddo e in buona compagnia, la stessa lotta delle lavoratrici e dei lavoratori Agnesi.
E ricordiamo agli operai Agnesi che, se vogliono, noi continueremo ad essere al loro fianco”.