“Assolta perché il fatto non sussiste”. Si è chiuso così, con l’assoluzione piena, il processo che vedeva sul banco degli imputati un’operatrice sanitaria boliviana di 35 anni, Cristina Elogia Soria Oropezia, accusata di abuso dei mezzi di correzione e sequestro di persona.
Nel dettaglio, i fatti sarebbero avvenuti nel 2010 all’interno della Casa di Riposo Cuore Immacolato di Maria di Borghetto d’Arroscia.
Due, in particolare, gli episodi contestati. Un anziano legato a una sedia della struttura con una cinghia di contenzione e un anziano chiuso a chiave in una stanza. L’inchiesta, condotta dai Carabinieri, era partita a seguito di alcune denunce, tra le quali anche un filmato realizzato da un operatore sanitario della struttura che ritraeva un anziano rantolante legato a una sedia.
Il Pm Alessandro Bogliolo aveva chiesto l’assoluzione per il reato di sequestro di persona e la condanna a 4 mesi per il reato di abuso dei mezzi correzione. Il giudice Maria Grazia Leopardi, però, dopo aver ascoltato anche l’arringa della difesa, rappresentata dagli avvocati Carlo Ruffoni e Rosalba Cannone, ha optato per l’assoluzione da tutte le accuse.
“Abbiamo dimostrato che il contenimento era stato autorizzato dal direttore sanitario della struttura – ha spiegato a ImperiaPost l’avvocato Ruffoni – e comunque non c’è alcuna prova che sia stata la mia assistita a metterlo in atto. Detto questo, si trattava di un soggetto che poteva essere sottoposto a contenimento in quanto cadeva di continuo e usciva senza permesso. Relativamente all’accusa di sequestro di persona, abbiamo dimostrato che le porte non solo non avevano la chiave ma neppure una serratura”.