“Dalle un’occhiata”. Così Claudio Scajola al telefono con la sorella Esa parla di Chiara Rizzo e delle richieste del marito, l’ex parlamentare del Pdl Amadeo Matacena. Lo si apprende dal “Corriere di Calabria” che ha reso note le nuove intercettazioni telefoniche emerse nell’ambito dell’inchiesta sul favoreggiamento della latitanza di Matacena (raggiunto da una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa come referente politico della cosca Rosmini) che ha portato all’arresto di Scajola (ora nuovamente in libertà) e al processo tuttora in corso a Reggio Calabria, che vede sul banco degli imputati anche Chiara Rizzo.
“Ma poi, sai, lui se ne è andato via e mi ha detto, ‘dai un’occhiata a lei!’, quando se ne è andato via”. Così, nel dettaglio, Scajola parlava di Matacena e della moglie Chiara Rizzo, che ne curava gli affari in Italia, al telefono con la sorella Esa.
Dalle intercettazioni emerge poi un rapporto conflittuale con Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore a cui è stata affidata la realizzazione del porto turistico di Imperia. Il motivo? Il rapporto di quest’ultimo con Chiara Rizzo.
“Io, come tu sai perché tu sei l’unica che sa tutto, l’aiuto con diversi cristiani – si sfoga Scajola al telefono sempre con la sorella Esa – i direttori di banca, la polizia che gli dia il permesso di soggiorno, ci siamo? Le cose in Parlamento … Mi sto esponendo, in più gli ho fatto dare anche una cosa, ma se lei dipende da quello lì, e allora che cazzo l’aiutiamo a fare noi? Se la aiuti lui, ti rispondo, no?”.
“Lui è un brutto ceffo, lo so – prosegue Scajola – ma io lo conosco lui, è un brutto ceffo, insomma, eh … tu l’hai visto, quello che hai visto anche tu, insomma, non è che ti entusiasmava, credo, no? È un grande, è uno sbruffone, un arrogante, capisci […] Perché al marito, cosa gli racconto al marito? Belin, io cosa faccio? Mi espongo io”.
Scajola si lamenta con la sorella Esa anche di un viaggio negli Stati Uniti di Chiara Rizzo che, secondo l’ex Ministro, avrebbe poi raggiunto Caltagirone ai Caraibi.
“Mi ha mandato un messaggio a cui io ho risposto e poi mi ha detto ‘quando mi sposto da New York te lo dico’, e invece, dopo otto giorni, non mi ha più detto niente, il che vuol dire che non me lo ha detto perché non poteva dirmelo … secondo me è andata sull’isola di questo qua che ci ha ai Caraibi, questo delinquente qua, hai capito? E non poteva dirmelo. (..) ha una villa in un’isola, diciamo […] in questa maniera si sputtana perché lo sanno tutti questa cosa qua ormai, capisci?”.
Secondo gli investigatori, inoltre, Chiara Rizzo avrebbe avuto il compito di gestire gli affari del marito in quanto quest’ultimo in Libano per sfuggire all’arresto. E sempre secondo gli investigatori Scajola avrebbe cercato di aiutarla. In questo contesto si inserisce l’interrogatorio del sanremese Paolo Pippione, a cui gli inquirenti hanno chiesto spiegazioni in merito ad alcune richieste avanzategli dall’ex Ministro.
“Ebbe a dirmi che si stava interessando per l’apertura di un conto corrente della signora Chiara Rizzo, perché questa, moglie di un suo ex collega parlamentare, si era rivolta a lui chiedendogli assistenza . Ha raccontato Pippione agli inquirenti – Lui aggiunse, nel corso dell’esposizione degli eventi, che la signora risiedeva nel Principato di Monaco, che deteneva una somma presso una banca non precisata del luogo, cioè inteso del Principato, e che a causa di dissapori con la suocera, anch’essa residente a Monaco, desiderava spostarli per averne una più libera disponibilità. Scajola, quindi mi chiese se era possibile, per contiguità territoriale accedere un conto corrente presso la filiale Carige di Nizza, per poter far confluire, tramite bonifico, i soldi dall’originario conto. In relazione a questa richiesta, io subito esclusi tale possibilità stante l’assenza di gestori specializzati nella gestione di patrimoni privati. Devo dire che anche se non avevo contezza di che cifra si trattasse, ho ritenuto che questo fosse rilevante”.
“Mi disse che comunque voleva assistere questa persona – ancora Pippione – io gli ricordai l’esistenza di procedure normate, tipo scudo fiscale, da seguire per tale trasferimenti verso l’Italia. Lui quindi mi chiese se potevo fargli avere un appuntamento con un consulente che gli potesse attivare tale trasferimento, chiedendomi contemporaneamente se potevo indicargli una persona idonea a svolgere questa funzione. Mi riservai di fare delle verifiche per la fattibilità dell’operazione. Quindi mi congedai”.
Pippione, una volta fatte delle verifiche su internet, scopre però la delicata situazione di Chiara Rizzo e del marito Amadeo Matacena, e stoppa tutto, senza però segnalare nulla agli organi competenti.
“Non ho ritenuto di attivare segnalazioni circa quanto richiestomi per due ordini di motivi: il primo l’aspetto informale/amichevole della richiesta d’informazioni e il secondo, perché l’operazione stesse non ha mai preso corpo in nessuna forma e non ero in possesso dei dati dell’operazione e della richiedente”.