22 Dicembre 2024 21:03

22 Dicembre 2024 21:03

È DI IMPERIA LA NUOVA PROMESSA DELLE CALZATURE MADE IN ITALY. MATTEO PRESSAMARITI, 25 ANNI VINCE IL PREMIO TX3 A MILANO / LA STORIA

In breve: Chi ha l'intenzione di fare il mio stesso percorso è sicuramente qualcuno spinto dalla curiosità, dalla voglia di scoprire sempre di più il mondo esterno ma anche la propria personalità.

pressamariticollage

Imperia. Matteo Pressamariti, classe 1991, ha da poco conquistato uno fra i premi TX3, un contest per creativi/stilisti su scala nazionale, lanciato da otto imprenditori veneti che si prefigge di finanziare le produzioni per due stagioni dei vincitori del concorso, insomma, non un mordi e fuggi ma un reale sostegno economico per permettere alle nuove leve del Made in Italy di emergere.

Matteo ha frequentato come tanti una scuola secondaria “normale”, nessun indirizzo artistico, e subito dopo è partito per Milano per frequentare lo IED con indirizzo Fashion Designer, dividendo la casa con un amico cuoco, con cui condivideva i momenti di sconforto causati dall’impatto con la grande città. Dopo l’impatto del primo anno scolastico piuttosto duro, ha colto l’occasione per trarne una sfida e un punto d’orgoglio, con momenti salienti fra cui la conoscenza dei “Casamadre”(già citati nell’ articolo riguardante Matteo Piana) ,la pubblicazione da parte di Vogue della sfilata di fine anno, e la collaborazione con Vibram (noto suolificio per calzature tecniche)

Attualmente Matteo lavora, in veste di assistente designer, per la linea di calzature Suzanne Traça seguendo dall’ufficio stile alla campionatura, tutti i passaggi della creazione esecutiva della collezione.

Abbiamo posto alcune domande a Matteo per conoscerlo meglio.

Matteo perché ti sei trasferito a Milano, sapevi che indirizzo prendere, la scuola che volevi frequentare ?

“Mi sono spostato a Milano per frequentare lo IED Istituto Europeo di Design, ammetto che quando cominciai a leggere gli indirizzi da prendere non capii molto, sapevo che volevo creare, inventare e quindi scelsi l’indirizzo di fashion design il corso per diventare stilista.”

Come hai scoperto la tua passione, da sempre o con gli anni?

“Non credevo fosse una passione prima di cominciare. La passione mi è venuta il secondo anno quando mi resi conto che facevo tutte le sere le 4 del mattino a elaborare progetti, a cercare di conoscere più approfonditamente  questo mondo che mi si era aperto davanti agli occhi.”

Hai scelto lo IED con indirizzo fashion designer, puoi spiegarci quali sono le materie che studiate e se viene fatto un esame d’ingresso?

“Le materie che abbiamo studiato sono molte. Moltissimi i laboratori pratici come modelleria, in cui si inizia a sviluppare i cartamodelli e a cucire, disegno manuale dove le lezioni erano incentrate a insegnare lo sviluppo del figurino moda, disegno al computer per creare le stampe, e materie più teoriche come storia della moda, semiotica dell’arte, storia dell’arte e cultura tessile. Non viene fatto un test d’ingresso, ma il primo anno è come se fosse un test per molti: c’è chi ha abbandonato dopo solo due mesi di lezione, chi ha deciso di farlo dopo l’intero anno accademico, ma soprattutto puoi capire se continuare facendo abbigliamento o scegliere il corso di Shoes and Accesories, che è quello che ho fatto io. Gli ultimi due anni ho così imparato le tecniche di progettazione di una collezione, ma anche la basi della modelleria di borse e scarpe.”

Dopo aver preso contatto con il mondo della moda, hai pensato di averlo sottostimato?

“Forse ho sottostimato il primo anno, quando il mio approccio era un po’ superficiale, anche se, in realtà, ho sempre pensato che questo mondo fosse difficle, ma non tanto come ora che ci sono dentro.

Durante il secondo anno ho avuto la fortuna di avere due professori che sono stati poi i miei relatori di tesi: i “Casamadre”. Loro, non solo mi hanno aperto un mondo, ma mi hanno anche indicato la strada verso un’impronta stilistica che ancora non conoscevo, mi hanno fatto innamorare di questo lavoro.”

Quale era il tema della tua tesi?

“Con la mia tesi “Non c’è niente, qui non c’è niente” ho parlato delle miei origini calabresi, dei miei ricordi d’infanzia. La mia ispirazione è nata da una foto, trovata durante le vacanze, che ritraeva un mio prozio, contadino negli anni 40 in Calabria, accanto ad un albero ed è stata la chiave per vedere con occhi diversi quel posto , con la sua cultura, che da bambino ho tanto odiato e ora invece amo e sento anche mia.”

A cosa ti ispiri prevalentemente per la collezione? e dopo la creazione esiste una parte più tecnica/pratica?

“I progetti nascono da un’ idea, da un’ ispirazione che può essere qualsiasi cosa ma che deve far battere il cuore. La fase successiva  sono i concetti che vogliamo trasmettere alla collezione, la ricerca dei materiali dei colori e il disegno, dopo il disegno si passa alla fase di sviluppo del modello, il modellista crea il cartamodello, cioè il disegno su forma, che poi passa su cartoncino: da qui si parte con il taglio del modello sul materiale scelto.
Si passa in seguito alla fase della giunteria, cioè orlatura e cucitura,  fino ad arrivare in macchina dove le scarpe si montano, a seconda della lavorazione la tomaia viene assemblata alla suola.
La collezione a cui sto lavorando ora è una prosecuzione di ciò che ho presentato alla mia tesi di laurea. Quella è stata, per così dire, un lancio di presentazione per far capire chi sono, da dove vengo e cosa faccio.
Ho capito che l’argomento che avevo toccato non si limitava solo al mio prozio, ma all’intera Calabria, con i suoi paesaggi e la sua cultura, che adesso sento miei e mi porterò sempre dietro perché hanno plasmato il mio modo di essere dal punto vista lavorativo.”

Ti piacerebbe poter lavorare nella tua città ? cosa ti manca e cosa ti ricordi di lei per trarre spunti sul tuo lavoro

“A volte ci penso e con molta fantasia sogno un ufficio in Calata Cuneo, in una di quelle case con le terrazze, oppure in campagna dove posso vedere il mare e respirarlo. Mi manca soprattutto questo: il mare. Trovo molto simili la Liguria e la Calabria, così mi lascio sempre ispirare dalle piccole cose, come certi profumi, determinati paesaggi, che rendono uniche queste mie terre.”

Se dovessi dare un consiglio a un ragazzo che volesse fare il tuo spesso percorso cosa ti sentiresti di dire ?

“So quanto è difficile dover scegliere il percorso universitario a 18 anni, la scuola offre diversi orientamenti per presentarti le varie facoltà universitarie, ma se un ragazzo dovesse basarsi solo su quello che gli viene proposto avremmo in giro solo avvocati e medici. Chi ha l’intenzione di fare il mio stesso percorso è sicuramente qualcuno spinto dalla curiosità, dalla voglia di scoprire sempre di più il mondo esterno ma anche la propria personalità. Le università come la mia le scopri tramite ricerche su internet o se sei fortunato per sentito dire. Per questo consiglio di non abbandonare la curiosità che li ha portati fino alla scuola: che per loro, quello non è un punto di arrivo ma solo di partenza e bisogna essere disposti a fare dei sacrifici, perché superati quelli si vedranno i veri risultati.”

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