Il mistero sulla morte di Martina Rossi, la 20enne imperiese morta all’alba del 3 agosto del 2011 cadendo dal sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca, sembra destinato a rimanere tale. Dall’autopsia sul corpo della studentessa (la salma era stata riesumata su richiesta del PM di Arezzo, dal cimitero di Castelvecchio) infatti, così come riportato dal quotidiano “la Nazione“, non sarebbero emersi elementi che possano ricondurre a Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani indagati dalla procura di Arezzo, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Martina, con l’accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e tentata violenza sessuale.
Nel dettaglio, secondo gli inquirenti, la giovane imperiese sarebbe caduta dal balcone nel disperato tentativo di fuggire da un tentativo di violenza sessuale. Ad esaminare la salva di Martina Rossi l’equipe di medicina legale dell’università di Pisa. Esito negativo hanno dato anche gli esami sul DNA e sui vestiti della studentessa.
Aspetto chiave dell’autopsia il fato che non siano emersi segni di violenza fisica evidenti e che sia impossibile effettuare ulteriori approfondimenti, visto lo stato di conservazione delle spoglie a ormai 5 anni dal decesso.
A questo punto toccherà alla procura di Arezzo prendere una decisione definitiva in merito all’inchiesta sulla morte di Marina Rossi. I due giovani indagati hanno sempre sostenuto di essere innocenti e che la giovane imperiese si sarebbe gettata volontariamente dal terrazzo, ipotesi che venne ritenuta veritiera dagli inquirenti spagnoli ma respinta da quelli italiani, prima Genova e poi Arezzo, che hanno riaperto il caso. L’inchiesta verrà archiviata o per i due giovani scatterà il rinvio a giudizio?
Nell’ambito nell’inchiesta sulla morte di Martina, lo ricordiamo, si è aperto a Genova un secondo procedimento, sfociato in un processo che vede imputati Federico Basetti ed Enrico d’Antonio, amici di Albertoni e Vanneschi, e ospiti nello stesso albergo dove perse la vita Martina Rossi con l’accusa di falsa testimonianza, in quanto, nel corso di alcune intercettazioni telefoniche, si vantarono di aver “svignato la Polizia” e “rispettato gli accordi”.
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
Martina Rossi muore nell’agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma de Maiorca, dove era in vacanza con alcune amiche. Secondo una prima ricostruzione, la notte della sua morte Martina torna in hotel dopo una serata in discoteca, ma invece di rientrare nella propria stanza, raggiunge alcuni ragazzi di Arezzo, conosciuti in vacanza, nella loro camera. Da quel momento si apre il giallo sulla morte di Martina.
Secondo il racconto dei giovani la 20enne di Imperia (a Genova in quegli anni per studio) si sarebbe buttata dal balcone volontariamente dopo aver fumato uno spinello. Una versione ritenuta credibile dalla giustizia spagnola, che archivia il caso come suicidio. I genitori di Martina, però, non si arrendono. Non si danno pace, non credono all’ipotesi del suicidio.
La procura della Repubblica di Genova riapre il caso con un’ipotesi di reato drammatica. Martina sarebbe volata giù dal balcone nel disperato tentativo di fuggire a una violenza sessuale. Il fascicolo passa alla Procura di Arezzo per competenza territoriale, in quanto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e tentata violenza sessuale, vengono iscritti due ventenni aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.