Veniamo subito al sodo, senza fronzoli. Questa amministrazione ha svilito, martoriato e ‘violentato’ la politica, sino a svuotarla di ogni significato. Vittime sacrificali i cittadini imperiesi che ad oggi, a distanza di poco meno di tre anni dall’insediamento della nuova amministrazione, si trovano davanti a un consiglio comunale espressione di una volontà popolare gettata nel dimenticatoio sventolando la bandiera dell’antiscajolismo. Un antiscajolismo che è diventato un alibi in nome del quale giustificare ogni cosa, in nome del quale la politica è stata condannata a morte, senza processi, senza giudici e senza possibilità di appello. L’ennesima pagina incolore di una città in bianco e nero ormai da troppo tempo.
L’ennesima pugnalata alla volontà popolare, all’etica politica, è arrivata nella mattinata di ieri, quando il presidente del consiglio Diego Parodi ha deciso di fuoriuscire da Azione Civica e di aderire al Gruppo Misto del Sindaco Carlo Capacci. Solo a scriverla, quest’ultima frase fa venire i brividi. Ad Imperia le due principali cariche amministrative, Sindaco e Presidente del Consiglio, fanno parte del Gruppo Misto che, di norma, accoglie chi è, politicamente parlando, senza casa. Un’antitesi drammaticamente reale, che già di per sé dipinge un’amministrazione al capolinea.
Purtroppo, però, si tratta solo dell’ultimo atto di una parabola discendente davvero avvilente. Il solo Diego Parodi dal 2013 ad oggi, è passato dal Laboratorio per Imperia (con cui è stato eletto) al Ncd, da Azione Civica al Gruppo Misto. Un voto popolare calpestato sino a renderlo irriconoscibile.
Il presidente del Consiglio, però, è in buona compagnia. Riassumiamo schematicamente i cambi di casacca dal 2013 a oggi, sulla falsa riga del calciomercato estivo (ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere).
ROBERTO SALUZZO (Da Imperia Cambia a Imperia di Tutti Imperia per Tutti)
ALESSANDRO SAVIOLI (Da Imperia Cambia a Gruppo Misto)
FULVIO BALESTRA (Da Imperia Cambia a Gruppo Misto)
CARLO CAPACCI (Da Imperia Cambia a Gruppo Misto)
PAOLO MONTESANO (Da Laboratorio per Imperia a Ncd, da Ncd a Azione Civica)
GIULIA GORLERO (Da Laboratorio per Imperia a Ncd, da Ncd a Azione Civica)
ANTONIO RUSSO (Da Movimento Cinque Stelle a Gruppo Misto)
SIMONE VASSALLO (Da Laboratorio per Imperia a Ncd, Da Ncd a Azione Civica)
Cambi di casacca che hanno reso Imperia Cambia, il movimento civico attorno al quale avrebbe dovuto ruotare il progetto politico di rinascita di Imperia, una scatola vuota, con all’interno, paradossalmente, solo i cosidetti ‘dissidenti’, proprio quelli che Capacci voleva cacciare perché ‘hanno tradito lo spirito del gruppo’.
In consiglio comunale, oltre ai cambi di casacca, gli imperiesi hanno dovuto subire anche l’umiliazione, politica s’intende, dei consiglieri “fantasma”. Giulia Gorlero, eletta con il Laboratorio per Imperia, è riuscita a passare al Ncd prima e ad Azione Civica poi senza mai essere stata presente in consiglio nell’ultimo anno. Il motivo? “Impegni sportivi” come recita da mesi e mesi la giustificazione letta a voce alta dall’ormai ex collega e presidente del Consiglio Diego Parodi. Ma il rispetto verso i cittadini, l’etica politica, il senso di responsabilità, dove sono finiti? Giulia Gorlero, pallanuotista di fama mondiale, portiere della Nazionale, gioca a Messina (che da Imperia dista 1.293 km) dal settembre del 2015. Perché non si è dimessa? Perché la sua poltrona in consiglio è desolatamente vuota da mesi? Chi l’ha votata nel 2013, oggi da chi è rappresentato?
E ancora. Riccardo Ghigliazza, capogruppo di Imperia di Tutti Imperia per Tutti, ha pensato bene di partire per gli Stati Uniti, dove è rimasto per circa tre mesi e mezzo (da ottobre 2015 a gennaio 2016). Perché non si è dimesso? Essere consiglieri comunali implica un impegno che va rispettato e onorato in tutto e per tutto.
E che dire di Antonio Russo, capogruppo del Movimento Cinque Stelle? Dopo aver ceduto alla corte di Capacci, accettando la nomina a presidente della Commissione Speciale Rifiuti, è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra. Espulso dal M5S, si è riciclato nel Gruppo Misto, ormai una sorta di “Purgatorio politico”.
C’è poi il capitolo dei dimissionari. Paolo Strescino, dopo essere stato l’artefice del passaggio dal Laboratorio per Imperia (con cui era stato eletto, per altro con il maggior numero assoluto di preferenze) al Ncd, con buona pace degli elettori, proprio in concomitanza con la sua candidatura alle elezioni Europee, guarda caso con il Ncd, si è prima dimesso da presidente del consiglio comunale e successivamente, dopo essere stato richiamato dal Sindaco Capacci, anche da assessore, dopo un poco edificante teatrino fatto di continue critiche all’operato dell’amministrazione.
Giorgo Montanari, capogruppo del Pd, se ne è andato sbattendo la porta nel settembre del 2014.
Sara Serafini, eletta con il Laboratorio per Imperia, dopo essere passata al Ncd (per poi pentirsene amaramente) , si è dimessa prima del passaggio ad Azione Civica, messa spalle al muro dalla coppia Capacci-Strescino.
E veniamo poi al capitolo Giunta. Il Sindaco Carlo Capacci, dopo un inizio da spaccone della serie “l’uomo che non deve chiedere mai”, è diventato il miglior alleato del Pd, succube dei piagnistei del partito imperiese di Renzi, piazzando gli esponenti democratici sulle poltrone più importanti e remunerate della città. Addirittura il primo cittadino è riuscito a nominare all’Amat sia il segretario provinciale del Pd, Pietro Mannoni, sia quello cittadino, Andreina Puccioni. Una giunta cucita su misura, un vestito solo da indossare per le tre famiglie che da anni lottano per il predominio del Pd locale.
Ruoli diversi, ma identico risultato, sul fronte socialista. Il primo cittadino, quasi venerato da Imperia di Tutti Imperia per Tutti, ha pensato a una ‘ricompensa’ di lusso. La presidenza della Provincia (Fabio Natta) e un ruolo decisionale di primo piano in Comune, affidato a Roberto Saluzzo.
Forse il primo cittadino, la sua giunta e la maggioranza tutta non hanno preso coscienza del fatto che la politica non è un gioco, ma una cosa seria, ancor di più in un momento difficile, socialmente e economicamente come quello attuale. Rimpasti di deleghe come quello ufficializzato non più di due settimane fa gridano vendetta. Basti pensare alla patata bollente chiamata rifiuti, passata da Podestà a Capacci, per poi arrivare a De Bonis. E come dimenticare il passaggio di consegne sul fronte Bilancio. Da Abbo, un commercialista, all’assessore ai Servizi Sociali Fabrizio Risso, un avvocato, che si ritrova a gestire una delega complessa anche per chi ha una competenza specifica come il suo predecessore, riciclato ai lavori pubblici dopo essere stato bocciato.
Se c’è un disegno dietro tutto questo, Capacci, esca allo scoperto e lo comunichi alla cittadinanza, oppure non ci resta che tirare le somme, bocciare la sua amministrazione e chiederne a gran voce le dimissioni. La misura è colma e il passaggio di Parodi, di cui probabilmente nessuno sentirà la mancanza, alla corte di Capacci, è davvero la goccia che ha fatto traboccare il vaso della decenza. Gli imperiesi meritano di più: più coerenza, più impegno, più serietà, più speranza, ma soprattutto più lavoro. Quel lavoro che in base ai proclami elettorali di Capacci avrebbe dovuto illuminare ogni sua azione. Il vento è cambiato sì, ma in peggio.
Mattia Mangraviti – Gabriele Piccardo