Venne condannato in primo grado e in Appello a 4 anni e 10 mesi di reclusione con l’accusa di lesioni gravissime per aver sfregiato con la chiave dell’auto il viso di un extracomunitario nel tentativo di sedare un violento diverbio con una giovane donna. A distanza di 8 anni, la Cassazione ha annullato la condanna, ritenendo insussistente l’aggravante relativa alle lesioni gravissime, riconoscendo altresì la circostanza attenuante della provocazione per via dell’altrui fatto ingiusto. Protagonista della vicenda un 61enne di Imperia, D.F., difeso dall’avvocato Giovanni di Meo.
I fatti risalgono all’ormai lontano 27 settembre 2008. D. F., 61 anni, passeggiando per Via Cascione con la moglie, intervenne per sedare un violento diverbio tra un giovane extracomunitario e una giovane donna, ambedue sconosciuti. Il diverbio sfociò in una colluttazione, al termine della quale il 61enne ferì al volto il “rivale” con la chiave della propria aiuto, allontanandosi poi verso Borgo Foce e chiedendo l’intervento della Polizia. Per il 61enne scattò la denuncia a piede libero. A seguito del rinvio a giudizio, venne processato per il reato di lesioni gravissime, con la forma del rito abbreviato, e condannato a una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione. Il legale del 61enne, l’avvocato Giovanni Di Meo, presentò ricorso in appello.
La Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Genova dispose una perizia medico-legale per accertare l’effettiva entità delle lesioni causate. La vittima, però, non si presentò mai presso lo studio del perito Dott. Enzo Profumo, cosicché quest’ultimo, convocato in aula per la propria deposizione, riferì alla Corte di aver potuto esaminare solamente una fotocopia in bianco e nero di una fotografia relativa al volto del giovane, spiegando pertanto come non gli fosse possibile pronunciarsi nel merito.
La Corte di Appello ritenne comunque di confermare integralmente la sentenza di condanna a 4 anni e 10 mesi di reclusione. L’avvocato Di Meo, però, non si è dato per vinto, presentando ricorso in Cassazione. La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione il 4 aprile scorso ha accolto il ricorso del legale imperiese, annullando la sentenza con rinvio ad altra Sezione della Corte d’Appello di Genova. Il motivo? La Suprema Corte ha ritenuto l’insussistenza dell’aggravante relativa alle lesioni gravissime, riconoscendo altresì all’imputato la circostanza attenuante della provocazione per via dell’altrui fatto ingiusto.
Conseguentemente il processo dovrà nuovamente essere celebrato in Corte d’Appello.