E’ nota la tendenza degli uomini politici di saper simulare le buone intenzioni, agendo in maniera opposta a quanto detto. Il riferimento non è soltanto generico, ma diretto al Sindaco Chiappori, il quale sui manifesti elettorali si proclama baluardo contro “ il malaffare”.
Come è possibile che un personaggio rinviato a giudizio per due presunti reati: voto di scambio e abuso d’ufficio si proclami paladino della legalità. Abbia la compiacenza di attendere l’esito del processo, che se si dovesse concludere per lui in modo negativo per la somma dei reati dovrebbe rinunciare al ruolo pubblico e farebbe decadere una Amministrazione anche se votata dai dianesi. Ma c’è di più! Il Pubblico Ministero, se non andiamo errati, aveva chiesto al Parlamento l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche; vennero, come è costume negate. Chiappori, se si sentiva sicuro del il proprio operato, da buon deputato e cittadino avrebbe benissimo potuto autorizzare l’utilizzo. Perché non lo ha fatto? E, non finisce qui. Il Giudice che lo ha rinviato a giudizio non si è certo inventato le prove di presunta colpevolezza; nessuno però è a conoscenza di tali prove. Se il Sindaco è tranquillo così come vuole fare apparire “deve” fornire succintamente ai cittadini le prove che lo hanno condotto a giudizio.
In tal modo i dianesi potranno, in coscienza, formulare un giudizio personale, ma sereno, e non accontentarsi di ciò che è scritto su un manifesto dall’interessato.