Imperia, provincia insignita della medaglia d’oro per la resistenza ha ricordato, questa mattina, il 71° anniversario della liberazione dal regime nazifascista. Dopo le quattro tappe di rito, presso i monumenti e i cimiteri, si è tenuta la celebrazione solenne all’interno dell’aula del consiglio comunale. Ad intervenire, alla presenza delle massime autorità civili e militari, il sindaco Carlo Capacci, il sindaco dei ragazzi Annalisa Tamietto, uno degli studenti delle scuole superiori e il giornalista Daniele La Corte.
IL VIDEO DELLA CERIMONIA
“Oggi ricorre – ha detto il sindaco Carlo Capacci – il settantunesimo anniversario della liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, del riscatto del popolo oppresso che, con caro prezzo, riuscì ad affrancarsi, riconquistando la libertà per troppi anni relegata ad una semplice chimera. Oggi come lo scorso anno, come fosse il primo anniversario, ricordiamo quei terribili momenti in cui l’Italia, e con lei la nostra provincia, rialzò la testa contro un regime opprimente e totalitario.
Celebriamo qui questa giornata, in un’aula dove di norma si riunisce il Consiglio Comunale, l’organo elettivo espressione del voto dei cittadini di Imperia. Mai come oggi questa sala assume un significato ancor più profondo: senza la lotta di settantuno anni fa tutto ciò non esisterebbe. La democrazia, a cui oggi siamo soliti attingere a mani piene, sarebbe soltanto una chimera e – ancor peggio – senza conservare vivo in noi il ricordo della Liberazione, sarebbe un concetto astratto e sconosciuto. Come ha sottolineato il Presidente, Sergio Mattarella, la Repubblica nasce dalla Resistenza. I valori racchiusi in questa giornata devono indurci a riflettere su quanto dobbiamo essere riconoscenti agli artefici di quel passaggio sofferto, doloroso, pieno di sacrifici.
Senza le testimonianze dirette di chi ha vissuto quei tristi e terribili anni, rischieremmo di perdere di vista l’importanza delle conquiste ottenute il 25 aprile del 1945. Rischieremmo di perdere di vista il valore della libertà. Una dote che possiamo coniugare in centinaia di declinazioni, ma che consente soprattutto a ciascuno di noi di esprimere appieno se stesso, con un solo vincolo: il rispetto del prossimo.
Il rispetto che pochi giorni fa è mancato: un atto vandalico ha colpito uno dei simboli imperiesi della Resistenza, Felice Cascione. Il busto de “U Megu” è stato imbrattato, forse per scherno, forse per ignoranza. L’ignoranza di chi non conosce la figura di Cascione, non conosce la sua esperienza tra le file della Resistenza. Oggi siamo qui anche per chi ha commesso quel gesto. Siamo qui per ricordare a queste persone quanto valga il sacrificio di Cascione, il suo impegno nella lotta Partigiana, nella lotta per riottenere quella libertà di cui i vandali hanno abusato.
Chi ha danneggiato il ricordo materiale di Cascione non ha capito due aspetti: lordare un busto non lede affatto il ricordo sempre vivo nella memoria di tutti noi, anzi ne rafforza il radicamento. In secondo luogo abbiamo questa libertà di agire perché 71 anni fa c’è stata gente come Cascione, eroi come lui che hanno combattuto e sono morti per la popolazione di allora, per noi che siamo qui oggi per tutte le generazioni future. Ecco perché, oggi come allora, non dobbiamo mai dimenticare il sacrificio dei Partigiani, di chi ha combattuto per la Resistenza, per la Libertà. Ancor di più noi imperiesi, che viviamo in un territorio insignito della medaglia d’oro al valor militare, dobbiamo ricordare quelle 613 persone che si sono sacrificate per la Liberazione della nostra nazione.
Nelle frasi con cui l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, insignì la Provincia di Imperia della medaglia d’oro al valore militare, c’è tutta la storia della Resistenza imperiese, fatta di uomini e donne impegnati in battaglie in un territorio aspro e contro un nemico decisamente più forte di loro. È stata la tenacia, l’abnegazione, la voglia di libertà e di riscatto ad aver permesso di realizzare questa impresa di cui oggi celebriamo ancora una volta il risultato.
Come tradizione, al nostro fianco, in questa sala, ci sono gonfaloni e bandiere che rappresentano chi, tra il 1943 e il 1945, fu protagonista della Liberazione. Dietro questi simboli oggi, come dieci, venti, settantuno anni fa, vediamo la gente della nostra provincia che ha lottato per la Libertà; vediamo la nostra Nazione liberata, vediamo le onorificenze che suggellano il sacrificio fatto. Anche quando gli uomini e le donne che in prima persona hanno vissuto quei momenti non saranno più con noi, il ricordo di loro, i racconti dei tanti episodi vissuti, la memoria di ciò che hanno fatto per la Nazione, sarà scritta indelebilmente nella nostra mente. Volgendo indietro lo sguardo non vedremo soltanto l’aspetto tragico e cruento del passato, ma vedremo il coraggio, la tenacia, l’energia della nostra gente che ha saputo alzare la testa, risollevarsi, che ha saputo riconquistare la libertà.
Ci ritroveremo sempre qui, il prossimo anno e quello dopo ancora, e via così per celebrare la libertà, per far capire a tutti l’importanza di questo valore, l’importanza del sacrificio di tanti imperiesi, di tanti italiani, l’importanza di non dimenticare che il nostro presente affonda le radici in quei momento di 71 anni fa e passeremo questo testimone di mano in mano alle nuove generazioni affinché non perdano l’entusiasmo, la fiducia nel futuro, la tenacia del popolo italiano.
Allora come ora ci troveremo a celebrare la democrazia, la libertà, l’Italia.
Viva la Resistenza! Viva la libertà!”
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