Dolcedo. Se comprendessimo l’importanza di ciò che serve a una donna in travaglio, potremmo determinare un cambiamento incredibile nella storia della nascita.”…Quando una donna entra per la prima volta in travaglio, spesso è come se stesse camminando alla cieca, poiché ha solo ascoltato racconti sulla nascita senza averne mai vista una.
Se riusciamo a incoraggiare anche solo una madre a credere di poter partorire da sola in modo naturale senza interventi, allora ce l’abbiamo fatta! Sono le basi della filosofia sulla nascita del noto medico francese Michel Odent, portate avanti con determinazione anche in Italia da Clara Scropetta, triestina, farmacista, cittadina del mondo, da anni “doula” per vocazione. (La doula è una figura assistenziale non medica, non sanitaria che si occupa del supporto alla donna durante l’intero percorso della maternità).
Quanto ha influito sulla tua vita il messaggio di Odent?
“Completamente. O meglio, è stato fondamentale per capire quella che è la mia missione. Contribuire a far sì che le donne partoriscano in maniera naturale, serena, primordiale attraverso il dialogo, la presenza ma soprattutto attraverso l’ambiente necessariamente raccolto, in penombra e ricco di silenzio”.
Oltre ad affiancare le donne durante la gravidanza e nel dopoparto, ti è capitato di essere presente al momento del parto. Non sei un’ostetrica, e ci tieni a sottolinearlo, ma una donna, una madre che attraverso un’importante esperienza è riuscita a rientrare in quei meccanismi naturali che accompagnano la donna nel momento più importante del suo ciclo vitale.
“Ho avuto il privilegio di essere presente ad alcuni parti, tutti diversi tutti incredibilmente carichi di emozioni. Sia chiaro io non faccio nulla di particolare. Durante la gravidanza ascolto, fornisco informazioni in base alla mia esperienza, parlo delle mie esperienze dirette cercando di capire quelle che sono le esigenze della futura mamma. Prima su tutte le sensazioni. Perché solo la madre sa quello che sente, che prova, che vuole. Quando è accolta e messa a suo agio, più facilmente riconosce i suoi veri bisogni. Il resto è natura. Alcune donne si sentono al sicuro a casa, altre in una struttura ospedaliera, a volte a un certo punto percepiscono che qualcosa non va e l’assistenza medica va cercata senza indugiare”.
Questo vuol dire che non vi è nulla contro il parto in ospedale.
“Assolutamente. Sarebbe però opportuno che più ospedali si dotassero di stanze adatte per il parto. Nulla di stravagante…solo locali più adatti. Penombra, pace, tranquillità. Non, senza offesa, “caos” da prestazione, impazienza, sfiducia. Sono convinta che se si rispolverassero quelle condizioni elementari naturali il parto sarebbe vissuto con grande intensità e gioia e non nella paura”.
Quanti figli hai?
“Tre. Il primo è nato alle Mauritius, la seconda in Australia, la terza sulle colline fiorentine. Esperienze molto forti che mi hanno aiutato a capire quanto, con poco, un evento del genere può diventare una delle basi portanti dell’esistenza femminile, nonché del bambino che nasce”.
Vivi in provincia di Imperia da qualche mese e il tuo nome ha già fatto il giro della riviera ligure.
“Nell’entroterra imperiese già diverse donne mi hanno contattata e hanno trovato il mio servizio utile. Hanno partorito ormai e tutto è andato bene, senza difficoltà. Se posso, volentieri sono disponibile ad intraprendere con loro questo cammino”.
Immagino che conosci il metodo Lotus, ovvero il distacco naturale della placenta senza tagliare il cordone. Lo consigli?
“Non uso consigliare nulla a nessuno. So per certo che tagliare il cordone ombelicale subito non rappresenta una necessità e che si può non tagliarlo affatto. E’ fondamentale invece che il primo contatto tra madre e figlio avvenga in maniera intima, personale. Senza terze persone. Non è necessario che qualcun altro prenda immediatamente il piccolo in braccio. E’ essenziale, ripeto, che madre e figlio si diano del tempo per, consentimi il termine, annusarsi, riconoscersi”.
Quali sono le condizioni propizie al parto?
“Tranquillità, fiducia e complicità fatta anche di sguardi. Spesso basta un sorriso, una carezza per far si che la mamma ritrovi quella condizione naturale fondamentale per dare alla luce il suo piccolo”.
Contraria al cesareo?
“No. Ma grazie a Odent ho capito che il cesareo preferibile, se possibile, è quello effettuato a travaglio spontaneo iniziato ma non d’urgenza. In molte strutture ospedaliere si preferisce il cesareo programmato anche quando si potrebbe lasciar proseguire la gravidanza fino in fondo o, al contrario, in un parto difficoltoso si aspetta troppo e si usa massicciamente l’assistenza farmacologica per evitare il cesareo a tutti i costi. Alla fine molto spesso la donna si ritrova con una flebo attaccata al braccio”.
Pensi che la medicina dia poco spazio al dialogo, alle sensazioni?
“Penso che ci vorrebbe più sensibilità e disponibilità. Più capacità di ascoltare”.
Come è la tua vita?
“Stimolante, ricca di emozioni e soprattutto viaggi. Chi mi cerca mi trova. Ed io sono felice di poter dare un contributo a proteggere l’inizio della vita, con amore e semplicità”.
A cura di Alessandra Boero