In seguito all’ultimo incontro tra il patron dell’Agnesi Angelo Colussi e gli amministratori regionali, conclusosi con la conferma che il 31 dicembre cesserà la produzione di pasta a Imperia, si fa avanti lo sdegno di Adelina Campagna, “La Lina dell’Agnesi”.
“Per trasparenza e correttezza, parole ormai sconosciute a molti, riteniamo doveroso raccontare ai cittadini, che conoscono solo in parte la triste vicenda Agnesi, come la fabbrica sia stata uccisa.
Vi hanno parlato di crisi, impianti obsoleti e struttura fatiscente su 7 piani. Non vi hanno parlato però del fatto che la produzione è sviluppata tutta su un piano, in orizzontale, con macchinari installati NUOVI NEL 2010 che mettono la pasta all’interno di quelle simpatiche confezioni bianche che conoscete. Parliamo di macchine di 5 anni, voi le considerate vecchie da buttare? Forse chi parla non entra nei reparti dal 1998?? O addirittura non vi è mai entrato e parla per sentito dire. Beh noi trascorriamo più tempo all’interno di questo stabile che con le nostre famiglie, chi pensate sia più attendibile?
Domanda: qual’è la migliore strategia aziendale per contrastare la crisi? NON fornire ai rivenditori i propri prodotti che vengono richiesti dalla clientela e NON pubblicizzarli mai! Forse questa strategia non è la migliore, starete pensando voi, beh sappiate che è ciò che denunciamo da anni.
Quindi, in conclusione, un imprenditore in difficoltà decide di non entrare mai nella propria fabbrica a constatare dal vivo la realtà delle cose, osservare con i propri occhi dove siano i problemi e dove possano scaturire le contromisure, ma decide di chiudere tutto, smontare i macchinari NUOVI, portarli a 200 km di distanza sperando che lì, per qualche strana sinergia, dopo averli smontati e rimontati, e affidati a personale non sufficientemente qualificato, possano funzionare meglio e rendere di più.
E’ tutto drammaticamente evidente. Basta parlare di crisi, basta parlare di stabilimento vecchio! Chiediamo solo trasparenza e rispetto per tutte le famiglie che a fine anno piomberanno in difficoltà economica e che saranno etichettate come “vittime della crisi“! Sono semplicemente vittime di un male che porta un altro nome.”