È una richiesta danni da capogiro (circa 500 mila euro) quella presentata, attraverso un ricorso al Tar, dagli ormai ex gestori del depuratore di Imperia (la Ati composta da Ferrero Attilio Costruzioni e Siba, oggi S.p.A. Veolia Water Technologies Italia), nei confronti del Comune di Imperia, Sindaco Carlo Capacci, del vicesindaco Giuseppe Zagarella e del Ministero dell’Interno.
All’origine del ricorso la contestazione nei confronti di svariati atti emessi dal Comune di Imperia nell’ambito dei contenziosi relativi alla gestione del depuratore. In particolare, nel mirino dei ricorrenti sono finite l’ordinanza contingibile e urgente firmata da Giuseppe Zagarella il 12 novembre del 2015, con la quale il Comune, dopo che i gestori avevano chiuso il depuratore con il lucchetto per protesta, “ha ordinato di riprendere immediatamente la gestione dell’impianto di depurazione alle condizioni di cui al contratto vigente”, e le sentenze del Tar Liguria e del Tribunale di Imperia relative ai costi di gestione del depuratore. Queste ultime, in particolare, si inseriscono nell’annoso contenzioso tra il Comune di Imperia e l’Ati Ferrero Siba sul contratto di gestione del depuratore.
Nel dettaglio, nel ricorso si legge che l’Ati ha ricorso al Tar per ottenere:
– l’esecuzione della sentenza del TAR Liguria, Sezione II, n. 875 del 5/11/2015, nonché della decisione del Tribunale civile di Imperia, emessa in data 2/01/2015 nel giudizio ex art. 700 c.p.c., meglio indicato in atti, tramite presa in consegna dell’impianto di depurazione della Città di Imperia.
– la declaratoria di nullità dell’ordinanza contingibile ed urgente prot. n. 377 del 12/11/2015, con cui il Vicesindaco di Imperia ha ordinato all’ATI di riprendere immediatamente la gestione dell’impianto di depurazione della Città di Imperia alle condizioni di cui al contratto vigente e di ogni atto presupposto e preparatorio, conseguente e connesso.
– la conseguente condanna del Comune, del Sindaco e del Vicesindaco di Imperia nonché del Ministero dell’Interno a risarcire i danni subiti dalle ricorrenti a causa della mancata esecuzione della sentenza nonché dell’adozione della predetta ordinanza affetta (secondo le ricorrenti) da nullità.
Tutto nasce dalla volontà della Ati di interrompere la gestione in quanto le condizioni del contratto originario, datato 1989, adattate ai giorni nostri, non sarebbero più sostenibili economicamente. Di opinione opposta, ovviamente il Comune di Imperia. Quel che è certo, è che alla fine il contenzioso in questione ha portato allo scontro con i gestori, con strascichi giudiziari pesantissimi.
Per quanto concerne il risarcimento del danno, la Ati Ferrero-Siba ha chiesto:
– 19.942,93 euro oltre IVA per il periodo 5/11/2015 – 12/11/2015
– 66.463,40 euro oltre IVA per il periodo 13/11/2015 al 18/12/2015
– 74.738,98 euro per ogni mese dal 19/12/2015 fino alla presa in consegna dell’impianto (al momento ancora in capo all’Ati Ferrero-Siba)
O in alternativa:
– o 68.595,14 euro, oltre IVA, per ogni mese dal 5/11/2015 fino alla presa in consegna dell’impianto
– o gli importi maggiori o minori ritenuti di giustizia, oltre interessi e rivalutazione sino al soddisfo e con vittoria di tutte le spese e onorari del giudizio, comprese quelle derivanti dall’eventuale nomina del commissario ad acta.
In più la Ati ha chiesto al Tar:
– la non assunzione di provvedimenti che impongano illegittimamente (secondo le ricorrenti) all’ATI di proseguire nella gestione in assenza di titolo contrattuale;
– la presa in consegna dell’impianto in proprio o con affidamento dello stesso a Rivieracqua S.c.p.a. ovvero tramite presa in consegna diretta da parte della Società;
– il pagamento delle spese di lite liquidate dalla pronuncia, pari ad € 4.000,00 oltre IVA e CPA, e il rimborso dei due contributi unificati pagati dall’ATI pari ad € 1.300,00
– la fissazione del termine di 15 giorni per l’esecuzione di tali adempimenti da parte del Comune nonché la nomina, di un commissario ad acta che assuma, in sostituzione degli organi comunali, gli atti occorrenti a dare esecuzione alla sentenza.
Il Comune di Imperia, ovviamente, ha deciso di resistere in giudizio. Un’eventuale sconfitta, per l’amministrazione Capacci sarebbe un vero e proprio disastro, a livello finanziario e amministrativo.