25 Dicembre 2024 18:41

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IMPERIA. L’EX PM GIANCARLO CASELLI ALLA FIERA DEL LIBRO:”NON DIVENTAI PROCURATORE ANTIMAFIA PER IL PROCESSO ANDREOTTI. SGARBI DISSE CHE…” / FOTO E VIDEO

In breve: Toccante l'incontro con Antonio Brunetti, ex Marescaillo dei Carabinieri ferito durante l'arresto di alcuni brigatisti e insignito della medaglia d'oro al valor civile.

caselli imperia

Tra i protagonisti della 15esima Fiera del Libro non poteva mancare l’ex magistrato Giancarlo Caselli, giunto a Imperia per presentare il suo ultimo libro:“Nient’altro che la verità”. Il magistrato piemontese tra le altre cose ha parlato anche della legge approvata dalla maggioranza di centro-destra allora al governo Berlusconi, non a caso comunemente ribattezzata “anti-Caselli” (legge poi dichiarata incostituzionale), che lo escluse di fatto dal concorso già aperto, per diventare il primo procuratore nazionale antimafia stabilendo che non potessero più concorrere ad incarichi direttivi magistrati che avessero già compiuto 66 anni, come Caselli (pur essendo la data di pensionamento dei magistrati di 75 anni). Un j’accuse anche nei confronti di Vittorio Sgarbi che, secondo il magistrato, lo accusò di essere il mandante morale dell’omicidio di Don Puglisi. Toccante l’incontro con Antonio Brunetti, ex Marescaillo dei Carabinieri ferito durante l’arresto di alcuni brigatisti e insignito della medaglia d’oro al valor civile.

“Questo libro – spiega Caselli -contiene anche storie cupe, storie pesanti, storie difficili. Racconto la mia esperienza, soprattutto sul versante dell’antiterrorismo come giudice istruttore di Torino e poi sul versante dell’antimafia come Procuratore Capo a Palermo, rievocando tutto ciò che mi è capitato e esponendo come risulta a me e non correndo dietro a ipotesi, teoremi e retroscena. Io racconto nient’altro che la verità, nel senso che racconto solo quello che ho visto, che ho sperimentato di persone, che ho potuto riscontrare. Poi chiaramente non sempre tutto è chiaro, limpido e trasparente. Ci possono essere dei fatti che non sono stati chiariti fino in fondo, ma io li espongo per quello che a me risulta”.

“Approvarono una legge contro la mia persona, non c’è ombra di dubbio, per cui chi aveva una certa età, guarda caso la mia, non poteva fare il Procuratore Nazionale Antimafia. Io vengo cancellato dal concorso. Davanti al Consiglio Superiore della Magistratura in sede plenaria va soltanto un nome e vince l’unico nome rimasto. Due anni dopo questa legge sarà dichiarata incostituzionale e cancellata dal nostro ordinamento, ma intanto i giochi erano fatti e io sono stato escluso dal concorso cambiando le regole del concorso a partita in atto. Una cosa non sta ne in cielo ne in terra. Le regole in uno Stato Democratico si rispettano quando la partita è già cominciata. Perché avvenne tutto questo? Perché dovevo pagare il processo Andreotti, detto, scritto, confermato pubblicamente e autorevolmente. Peccato che nel processo Andreotti la pubblica accusa, la Procura di Palermo, abbia avuto ragione perfino Cassazione. Fino al 1980 l’imputato è stato dichiarato colpevole di aver commesso il delitto di associazione a delinquere con Cosa Nostra. Ma in Italia chi fa il suo mestiere , chi fa il suo dovere, chi è indipendente, chi non guarda in faccia a nessuno, chi non si limita a far volare gli stracci, non viene visto di buon occhio, a qualcuno gli viene l’orticaria e magari, come è successo a me, gliela fanno pagare”.

https://www.youtube.com/watch?v=PJCeVKOAu8Q

“Sgarbi una volta presentava una manifestazione che si chiamava Sgarbi Quotidiani, nel corso della quale se la prendeva con i Magistrati, che possono sbagliare, che hanno dei limiti, hanno delle insufficienze, ma fino a prova contraria sono in buona fede e cercano di servire l’interesse generale. I passaggi su Sgarbi sono inseriti in un capitolo che riguarda tutte le calunnie, le ingiurie, gli insulti, gli attacchi, le aggressioni, le delegittimazione che i Magistrati che fanno il loro dovere devono subire e anche io ho dovuto subire. Io di Sgarbi ho scritto questo: ‘l’oscar dell’accusa più diffamante spetta forse a Vittorio Sgarbi che in una puntata della trasmissione ‘Sgarbi Quotidiani’, andata in onda su Canale 5 il 7 aprile 1995, arrivò ad accusarmi di essere il responsabile il responsabile morale, se non il mandante, dell’omicidio di Don Pino Puglisi’. La prova che Sgarbi ha esibito in trasmissione, una lettera anonima di un sedicente amico di Don Puglisi, che rivelava come il parroco di Brancaccio fosse stato assiduamente contattato dal dottor Caselli che premeva perché denunciasse quello che apprendeva in confessione, così facendo di lui, consapevolmente, un futuro bersaglio’. Chiudo questa parentesi, dicendo che io non ho mai avuto l’onore di incrociare, neppure di stringere la mano a Don Puglisi. Sette anni a Palermo, ma Don Puglisi venne ucciso nel mio primissimo periodo di permanenza a Palermo e non ho mai dunque avuto l’onore di conoscerlo. Altro in questa sede non voglio dire, se non che ancora oggi la volgare diffamazione di Sgarbi mi fa venire voglia di vomitare, consapevolmente”.

https://www.youtube.com/watch?v=Znh56BzvqMg

“Sono rimasto in silenzio per 40 anni, perché soltanto quello dovevamo fare – ha detto Antonio Brunetti, ex Marescaillo dei Carabinieri ferito durante l’arresto di alcuni brigatisti e insignito della medaglia d’oro al valor civile. Il capo della Stato mi ha concesso la medaglia d’oro quale vittima di terrorismo, come cittadino di Imperia, io sono qui ad onorare lei, che è ancora in vita, ma vorrei onorare in modo particolare, con tutto l’affetto possibile, il Procuratore Capo della Repubblica, dott. Bruno Caccia. Lo vorrei onorare, perché dopodomani è una data importante, l’uccisione di Francesco Cocco, Procuratore Generale della Repubblica di Genova. Io andrò personalmente a deporre una corona d’alloro in Salita Santa Brigida a Genova, come faccio da anni, per ricordare il sacrificio non soltanto del Giudice Cocco, ma del Brigadiere Giovanni Saponara, della Polizia di Stato, e dell’appuntato Antioco Deiana. Sono uno degli unici rimasti, degli uomini del Generale Dalla Chiesa che lei ben conosce. Io ho voluto ricordare oggi quel tragico momento storico che abbiamo cercato di debellare con l’auto dei Magistrati, con un sacrificio enorme, perché le nostre strade, specialmente Liguria, Piemonte e Lombardia, piangono ancora, sono bagnate del nostro sangue. Sono onorato di essere qui con lei, perché a distanza di anni siamo rimasti pochissimi a testimoniare un arco temporale della nostra storia e per ricordare i nostri caduti, che sono tanti, perché sono 211 le vittime del terrorismo nel nostro Paese. Lei conosce benissimo i servizi che con sacrificio abbiamo svolto alle dipendenze del nostro amato Generale Alberto Dalla Chiesa, dei nostri ufficiali e sottufficiali. Lei è una testimonianza, può testimoniare, quello che in quel periodo abbiamo provato”.

https://www.youtube.com/watch?v=9P6vdEY6oJw

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