Dirigeva una casa di prostituzione nel pieno centro di Oneglia, in via Amendola. Con l’accusa di sfruttamento della prostituzione è finita a processo una 61enne imperiese a conclusione di un’inchiesta condotta dai Carabinieri. La donna, difesa dall’avvocato Sandro Lombardi, secondo l’accusa, “esercitava o comunque dirigeva una casa di prostituzione in via Amendola in cui prestavano attività volta a volta prostitute straniere”.
Il processo si è aperto davanti al giudice Anna Bonsignorio e via via stanno sfilando tutti i testimoni. La sentenza è attesa per il prossimo mese di ottobre.
Nel dettaglio, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, la 61enne “approntava l’alloggio ove avvenivano i rapporti sessuali, dotandolo di divani o letti ove i clienti si appartavano con le prostitute, effettuava le inserzioni pubblicitarie inerenti le prestazioni offerte sul settimanale ‘Gli Affari’, accoglieva i vari clienti indirizzandoli verso le giovani prostitute, previamente concordando la tipologia di prestazione sessuale ed il prezzo complessivo della stessa, in tal modo consentendo alle prostitute di utilizzare per i convegni sessuali con i clienti l’abitazione di via Amendola”.
Secondo gli inquirenti, non solo la 61enne dirigeva la casa di prostituzione, ma incassava parte dei proventi, in particolare “sfruttava l’attività di meretricio attuata dalle prostitute percependo la metà dei compensi che le prostitute percepivano, ovvero la metà della cifra complessiva pari a 50 o 100 euro a seconda delle tipologie delle prestazioni sessuali offerte dalle meretrici, che i clienti pagavano direttamente a mano”.