“Egli ricordava di aver afferrato con entrambe le mani il razzo e, mentre lo stava inclinando verso l’alto con l’intenzione di spararlo verticalmente, il razzo partiva in modo inatteso, egli non vedeva dove andava, quindi non ne seguiva la traiettoria, ma comunque era convinto che, anche se non verticalmente, il razzo sarebbe andato verso l’alto senza danni per la folla assiepata davanti a lui. Precisava di non avere affatto mirato orizzontalmente alla folla in banchina e che non era sua intenzione colpire nessuno”.
Ecco cosa successe, secondo il racconto di William Mcinnes, la notte del 12 settembre, quando Sergio Salvagno fu colpito al volto da un razzo partito proprio dalla barca dell’armatore americano, durante lo “sbarco dei pirati”, nell’ambito delle Vele d’Epoca.
Lo si apprende dalle motivazioni della sentenza di condanna di Mcinnes a 1 anno 2 mesi di carcere, pena sospesa, depositate nei giorni scorsi.
La sentenza conferma l’origine colposa dello sparo, tesi sostenuta sin dall’inizio, con un lavoro certosino di ricostruzione dei fatti, dai legali dell’armatore americano, Tito Schivo e Andrea Artioli, motivando così la tenuità della pena comminata a Mcinnes. Al contempo, però, nella sentenza i giudici condannano il comportamento di Mcinnes, definendo lo sparo del razzo “un’imprudenza gigantesca“.
“Nella condotta dell’imputato – si legge nella sentenza – emergono profili di grave colpa, qualificabile come imprudenza, negligenza, imperizia, specificatamente enunciati al capo d’imputazione, in relazione causale con l’evento dannoso, certamente prevedibile, e certamente evitabile attraverso una condotta diligente e corretta”.
“Nel caso di specie il razzo di segnalazione veniva utilizzato a scopo ludico nell’ambito del bacino portuale – scrivono i giudici – ossia nella più totale mancanza di ragioni che rendessero lecito l’uso di mezzi di segnalazione nautica del tipo impiegato. Inoltre, anzichè essere sparato verticalmente, il razzo di segnalazione veniva sparato con inclinazione di soli 30° verso l’alto e per di più in direzione della banchina prospiciente, malgrado l’evidente presenza a breve distanza di una folla ammassata di persone tra figuranti e pubblico della manifestazione, quindi con elevatissimo rischio di colpire gravemente qualcuno dei presenti, rischio poi concretizzatosi col grave ferimento di Salvagno”.
“A ciò si aggiunge il fatto che l’imputato azionava un razzo di segnalazione di quella portata, richiedente particolare cautela nell’uso, trovandosi in stato di ebrezza alcolica, accertato nella misura di 0,83 g/l a distanza di due ore dal fatto. Le colpe dunque innegabilmente sussistono”.
“La spiegazione avanzata dall’imputato di una partenza accidentale del razzo prima di raggiungere la posizione di verticalità, in realtà è stata valutata impossibile dal CT balistico, proprio per le caratteristiche costruttive del congegno che, in relazione alla notevole forza da azionarsi sulla linguetta metallica (circa 7kg) per attivare la capsula dell’innesco, di fatto impediscono spari accidentali.
Certamente non vale ad escludere la colpa l’accertata deviazione di traiettoria del razzo, che veniva sparato con inclinazione di 30° verso l’alto, ma dopo aver percorso circa un metro, deviava verso il basso ed assumeva una traiettoria pressochè orizzontale. Il CT ha infatti appurato, alla luce delle prove sperimentali, che la deviazione accertata rientra nella norma per questo tipo di strumento di segnalazione, che non necessita di particolare precisione in quanto destinato ad essere esploso verticalmente al solo scopo di segnalare una situazione di emergenza in alto mare.
L’entità della colpa si presenta effettivamente grave, trattandosi di imprudenza gigantesca, tanto più aggravata dall’esperienza di navigazione di Mcinnes che ben conosceva la potenza offensiva del mezzo impiegato”.