L’ex presidente del tribunale di Imperia e Sanremo, Gianfranco Boccalatte, è stato condannato a 10 anni e 10 mesi di carcere. Era accusato di peculato, corruzione in atti giudiziari, falso, millantato credito e abuso d’ufficio. Tutti gli episodi contestati sono direttamente connessi all’incarico di presidente del Tribunale di Imperia e Sanremo negli anni tra il 2002 e il 2011.
Nel dettaglio, gli episodi contestati sono tre: avere arbitrariamente sospeso il trasferimento di una casa di proprietà di Pietro Benza, suo elettricista di fiducia, a Vallecrosia (Imperia), che era stata messa all’asta dal tribunale e assegnata a un compratore; avere sottratto a un collega un fascicolo sulla tutela di una ricca vedova affetta da schizofrenia, facendo liquidare al tutore, l’avvocato Antonio De Felice, una parcella di 137mila euro; avere fatto avere a Massimo Capurro, cancelliere del tribunale, un compenso di 50mila euro per fare da custode a un appartamento disabitato.
I Pm Giancarlo Avenati Bassi e Marco Gianoglio avevano chiesto 8 anni di carcere per Boccalatte (la requisitoria aveva fatto molto discutere per le accuse al Tribunale di Imperia e Sanremo, definito “il cuore di un sistema marcio, in cui regnava una tale compromissione per cui tutti si giravano dall’altra parte: avvocati, giudici, cancellieri”) ma il Tribunale, presieduto da Antonio Demarchi, ha optato per una pena molto più severa.
Con Boccalatte sono stati condannati a 4 anni Antonio De Felice e Massimo Capurro, a 2 anni e 8 mesi Pietro Benza e a 8 mesi Riccardo Bosio. Assolti invece Angela Salvay e Antonio Marzi.
Boccalatte era già stato condannato in primo grado in un altro procedimento, ora pendente in appello, a tre anni e mezzo di carcere.