Imperia. Erano finiti nel mirino dei magistrati contabili nell’ambito dello scandalo “Spese Pazze” che ha travolto i gruppi consiliari della Regione Liguria dal 2009 al 2011. Stiamo parlando dei membri delle commissioni di rendiconto tra cui figuravano: Rosario Monteleone, Ezio Chiesa, Giacomo Conti, Matteo Mercenaro, Franco Rocca, Francesco Borzone e i due imperiesi Giancarlo Manti (PD) e Alessio Saso (Ncd). I giudici Pietro Maltese e Luciano Coccoli, malgrado la richiesta del Procura che ne chiedeva la condanna per il mancato controllo, hanno assolto tutti i consiglieri membri delle due commissioni riconoscendo sì “il carente sistema di controllo” che però non consente, di addossare ai componenti le Commissioni consiliari incaricate della verifica dei rendiconti, la responsabilità della mancata vigilanza sull’utilizzo dei contributi percepiti dai Gruppi, atteso che sulla base delle disposizioni vigenti al momento in cui la verifica é stata effettuata, la predetta Commissione aveva la sola funzione di attestare l’esistenza di documentazione probatoria in merito all’ammontare delle spese e poteva tutt’al più espungere quelle spese che dalla documentazione di supporto fossero risultate microscopicamente non inerenti il funzionamento dei gruppi stessi”.
“Nel caso di specie, – proseguono i magistrati – nei confronti dei componenti la Commissione in carica nel 2008 difetta anzitutto l’elemento soggettivo della colpa grave, necessario per fondare la responsabilità amministrativa per danno erariale. Detti componenti erano, infatti, impegnati nell’esame dei rendiconti relativi agli esercizi precedenti al 2008 e sono cessati dalla carica nel momento in cui, esaurito l’arretrato, avrebbero dovuto procedere alla verifica dei rendiconti relativi al 2008. L’elemento psicologico del dolo o della colpa grave difetta anche con riferimento ai componenti la commissione in carica nel 2011 che hanno proceduto alla verifica del rendiconto in questione, stante che la loro azione di controllo si é svolta in coerenza con quanto disposto dal dettato normative in vigore al momento della verifica, e non appare ravvisabile nel comportamento degli stessi né una intenzionale violazione dei doveri dei loro ufficio, né quella trascuratezza e negligenza nella esecuzione del compito affidato che rappresentano elementi fondamentali per la sussistenza della colpa grave”.
Nella stessa sentenza, i magistrati, hanno invece condannato a un risarcimento complessivo di 95 mila euro Roberta Gasco (ex capogruppo Misto Udeur-Sinistra) e l’ex consigliere Lorenzo Casté. I due sono stati ritenuti colpevoli di aver utilizzato i contributi pubblici per fini personali e non per finalità istituzionali.