Inizia il contro esame dell’avvocato Giovanni Bosio, legale di Giuseppe Marcianò considerato il boss della ‘ndrangheta di Ventimiglia.
Avv. Bosio: “La ragione scatenante del suo pentimento?”
Oliverio: “Io avevo ammazzato uno e sua madre ebbe un infarto e morì e così decisi di fare questo passo. Nel 2011 tramite un commissario della polizia penitenziaria ho scritto una lettera alla DDA. Ho voluto cambiare vita. Mio padre, quando avevo 13 anni subì un agguato. Non è facile pentirsi nell’ndrangheta, ciò mi ha portato ad accusare i miei parenti, i miei fratelli, i miei cugini.
Il giudice Luppi: “Ci racconti nello specifico cosa accadde in questo caso”
Oliverio:”Nel 2006 viene assassinato questo ragazzo, aveva più o meno la mia età. Questo qua faceva rapine in casa e estorsioni. Per riacquistare il consenso del popolo abbiamo deciso di eliminarlo. L’ho ucciso e lo caricato nella sua macchina con altre persone che mi hanno dato una mano. Nella sua macchina aveva una bombola di gas e l’ho bruciato all’interno della sua macchina. Quando hanno comunicato alla mamma di aver ritrovato il cadavere carbonizzato, si è sentita male e non è più tornata a casa dall’ospedale”.