“Mohamed forse poteva anche morire. Non lo hanno ucciso i mesi di viaggio in Africa, nel deserto, per raggiungere la costa. Non lo ha ucciso la traversata del mar Mediterraneo che ha visto morire tanti uomini, donne e bambini, annegati con le loro speranze e i loro sogni”. Così il partito Imperia di Tutti Imperia per Tutti commenta il raid razzista ai danni di un giovane senegalese.
“Potevano forse ucciderlo sei balordi e per lo più codardi, nella nostra Imperia. Esseri che col favore della notte, nascosti dietro un cespuglio lo hanno prima colpito con un sasso ( da lontano, perché non si sa mai…) e poi dopo averlo ferito lo hanno aggredito sei contro uno.
Mohammed rientrava da lavoro, fa il lavapiatti. Ci chiediamo di cosa si occupino nella vita questi soggetti il cui gesto criminale e vigliacco palesa un vuoto civico ed etico sconvolgente.
Potremmo dilungarci cercando di ricordare ai “nostri” guerrieri della notte ( e a chi magari la pensa come loro) le motivazioni che hanno spinto Mohamed a venire in Italia, a rischiare la vita; potremmo anche affermare che il loro gesto costituisce un danno gravissimo per la nostra comunità perché proprio in questi giorni, dopo i terribili orrori di Nizza, dobbiamo richiamarci ancor di più ai valori fondanti la nostra civiltà che non sono fatti di violenza, codardia e discriminazione, valori che ci distinguono da chi pratica e predica la barbarie del terrorismo.
Potremmo andare avanti anche se abbiamo spesso il dubbio dell’inefficacia delle nostre parole. Ci preme solo concludere che a noi di Imperia di Tutti Imperia per Tutti come alla stragrande maggioranza dei nostri concittadini farebbe molto piacere che Mohamed continuasse a lavorare nella nostra città o nel nostro Paese e non vorremmo tornasse in Africa in un paese dove la vita l’ha rischiata ogni giorno.
Un viaggio educativo nel paese di Mohamed sarebbe probabilmente più utile ai nostri eroi, anche perché temiamo che se la loro carriera non prenderà una piega diversa, potrebbe anche portarli a fare i mantenuti dalla comunità ( a nostre spese per capirci) in qualche casa circondariale”.