Una proposta inaccettabile per Imperia, per gli imperiesi, per la storia del pastificio Agnesi e per i suoi lavoratori. Solo così si può definire quella presentata nei giorni scorsi dai vertici del gruppo Colussi ai sindacati nel corso dell’incontro convocato per decidere il futuro dei lavoratori dopo la chiusura dello storico pastificio già fissata per il prossimo mese di dicembre.
Nel dettaglio, su 103 lavoratori attualmente in servizio, la proposta prevede il reimpiego di circa 30 lavoratori negli stabilimenti di Fossano, Leini e Tavarnelle, con conseguente trasferimento in Piemonte o in Toscana e aumenti di appena 200 euro lordi per sostenere i costi dell’affitto, il reimpiego di 4-5 lavoratori in aziende produttrici di pasta fresca (pastificio Plin di Villanova di Albenga) e l’accompagnamento verso la pensione di altri 10. Stop.
Le altre proposte risultano solo un groviglio di “se” e “ma”, parole fuori luogo per lavoratori, come quelli dell’Agnesi, coinvolti in un contesto già di per se carico di incertezze. Tra le ipotesi sul tavolo delle trattative, il reimpiego in un fantomatico museo della pasta da realizzarsi nella sede di via Schiva una volta smantellato il pastificio. Peccato, però, che al momento non si sappia ne quando verrà realizzato ne tantomeno chi lo gestirà.
Una seconda proposta riguarda il reimpiego presso un’azienda con la quale Colussi sta trattando una eventuale partnership. Anche in questo caso non vi è nulla di certo, se non una presunta trattativa in corso di cui però non si conoscono i dettagli.
In definitiva, dunque, le uniche ipotesi percorribili sono il trasferimento a Fossano, il reimpiego presso il pastificio Plin di Villanova di Albenga e il prepensionamento, che in totale potranno coinvolgere al massimo 50 lavoratori su un totale di 103. Un dramma umano ed economico per una città già in crisi.
Ma non è tutto, perché per chi è vicino al pensionamento, Colussi ha proposto cifre che oscillano tra i 3 mila e i 5 mila euro (in base a chi maturerà i requisiti con o senza mobilità). Una miseria per chi lavora in un’azienda storica come l’Agnesi da 30 anni o più. Per coloro che invece entreranno in mobilità dopo il licenziamento, ma con età pensionabile ancora distante, Colussi ha proposto incentivi dai 6.500 agli 8 mila euro in base all’età.
Proposte, quelle del gruppo Colussi, che hanno fortemente deluso i lavoratori Agnesi, ormai disillusi, come testimoniato dagli stessi sindacati al termine dell’assemblea.
FULVIO FELLEGARA CGIL (presente insieme a Gianni Trebini)
“Abbiamo fissato questa assemblea con i lavoratori per aggiornarli in merito alle proposte che nell’ultimo incontro l’azienda ci ha formalizzato. Avevamo il verbale di incontro che abbiamo firmato qualche giorno fa. L’azienda ha messo nero su bianco le sue proposte e oggi oltre a discuterle abbiamo acquisito mandato dai lavoratori, un mandato ampio per proseguire la trattativa e cercare di migliore le cifre che l’azienda ha proposto e cercare poi di portare in porto questa trattativa che sta volgendo alla fase più impegnativa”.
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CLAUDIO BOSIO CISL (presente insieme a Davide Piazzi)
“I lavoratori sono molto arrabbiati e molto preoccupati, perché alcuni di loro lavorano qui da tantissimi anni, altri ancora avevano i genitori che lavoravano qui e quindi vedere questo stabilimento chiuso e perdere il posto di lavoro è molto spiacevole.
L’azienda nell’ultimo incontro ha detto ancora una volta che il 31 dicembre chiuderà lo stabilimento. L’azienda deve avviare la procedura di licenziamento collettivo, per cui tutti i rapporti di lavoro termineranno entro il mese di dicembre. Noi abbiamo fotografato la situazione aziendale. I lavoratori occupati sono 103, per parte di questi l’azienda si è resa disponibile a proporre il trasferimento a Fossano o in altri siti produttivi. Per altri si sta verificando la possibilità di accompagnarli alla pensione.
L’azienda ci ha proposto di ricollocare 30 lavoratori circa a Fossano, altri 10 potranno essere impiegati presso lo stabilimento di via Schiva quando questo verrà dismesso e trasformato in un museo, ma a riguardo non si sa ne chi lo gestirà ne quando aprirà, altri 10 potrebbero essere impiegati in un’azienda con la quale Colussi sta cercando di stringere accordi di partnership societaria. Altri 4-5 in quelle realtà dove si produce pasta fresca e con la quale Colussi ha preso contatto. Infine una decina di lavoratori potrebbe maturare un contributo pensionistico.
L’impatto sui posti di lavoro, però, sarebbe rilevante, perché si parla di 50 unità su 103, senza contare altri 20 posti di lavoro che arrivano dall’indotto. Imperia dal primo gennaio avrà 120 posti in meno e solo una parte avrà la possibilità di essere reimpiegata.
Per chi vorrà andare a Fossano è previsto un sostegno economico per il pagamento dell’affitto, però questa è una trattativa ancora in piedi. L’azienda ha poi dato una disponibilità per l’erogazione di una somma per il tfr che varia a seconda dell’età anagrafica. Anche questo aspetto è oggetto della trattativa, considerando che chi è più anziano ha più difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro e trovare un altro impiego”.
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