Imperia. Per tutta la giornata di ieri su input del Ministero dell’Interno sono stati ulteriormente potenziati i controlli di sicurezza in tutta la provincia anche al fine di monitorare i centri di aggregazione frequentati da cittadini di fede islamica, come macellerie halal, circoli ed esercizi commerciali. I controlli hanno riguardato ovviamente anche i valichi di frontiera, le stazioni ferroviarie e i porti.
Più di duecento le persone identificate e controllate; più di 40 gli agenti impegnati nell’attività di prevenzione con la collaborazione delle Specialità della Polizia di Stato: Polizia Stradale, Polizia di Frontiera e Polizia Ferroviaria.
A Imperia, nel corso dei controlli, all’interno di un locale di via Doria gli agenti della Squadra Volante hanno individuato un cittadino di nazionalità albanese, che da subito mostrava segni di nervosismo. Insospettiti dalla condotta del soggetto, entrambi gli operatori di Polizia hanno tenuto d’occhio lo straniero che, intanto, si era nascosto nel bagno del locale, nel tentativo di eludere il controllo.
Dopo averlo costretto ad uscire, gli Agenti lo hanno interrogato; declinate le proprie generalità, rivelatesi successivamente false, l’uomo si è scusato con i poliziotti affermando di aver dimenticato i documenti nella sua abitazione.
Da un primo controllo effettuato tramite la Sala Operativa della Questura, nessun riscontro emergeva a conferma della versione fornita dal fermato e, soprattutto, nessun permesso di soggiorno risultava essere stato emesso e rilasciato dall’Ufficio Immigrazione. Pertanto gli Agenti decidevano di approfondire il controllo recandosi, insieme al cittadino albanese, presso la sua abitazione di Diano Marina.
All’interno dell’abitazione veniva rinvenuto il passaporto del padre dell’uomo che, riportando un cognome diverso da quello fornito dal fermato, consentiva agli Agenti di appurare le sue esatte generalità, scoprendo così di avere di fronte un latitante di calibro internazionale con una condanna a 20 anni di reclusione: Tola Altin, nato a Durazzo (Albania) il 6.8.1965 veniva arrestato. Solo a quel punto l’uomo confessava di avere mentito per eludere i controlli.
Grazie alla meticolosa attività di polizia svolta dagli agenti emergeva tutto il trascorso criminale dell’albanese: associazione di stampo mafioso, produzione e spaccio di sostanza stupefacente, traffico internazionale di armi, ricettazione, reati commessi tra Milano e Tirana e per i quali veniva condannato in via definitiva a 20 anni e 15 giorni. Il soggetto era ricercato dal 2012.
Il ricercato è stato condotto in carcere mentre proseguono gli accertamenti per verificare i collegamenti con questo territorio ed eventuali frequentazioni di soggetti contigui al radicalismo islamico, nonché accertare le responsabilità a carico di chi gli ha fornito ospitalità nei quattro anni di latitanza.