23 Novembre 2024 14:43

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23 Novembre 2024 14:43

BORGO D’ONEGLIA. IN CENTINAIA PER L’ULTIMO SALUTO A LUCIANO CALZIA. DON CIOTTI: “GIOVANI, SEGUITE L’ESEMPIO DI LUCIO, VIVERE, NON LASCIARSI VIVERE”

In breve: Centinaia di persone ai funerali di "Lucio", a Borgo d'Oneglia, a testimonianza del vivido e profondo ricordo lasciato dal 27enne, presidente del Presidio Atria di “Libera” e insegnante alla scuola Media Sauro

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“Giovani, seguite l’esempio di Lucio. Vivere, non lasciarsi vivere”. Con queste parole Don Ciotti questo pomeriggio ha voluto ricordare Luciano Calzia, scomparso nei giorni scorsi a 27 anni, dopo una lunga malattia. Il fondatore di Libera era presente insieme ad altre centinaia di persone ai funerali di “Lucio”, a Borgo d’Oneglia, a testimonianza del vivido e profondo ricordo lasciato dal 27enne, presidente del Presidio Atria di “Libera” e insegnante alla scuola Media Sauro.

Dopo l’omelia del sacerdote Don Paolo Pozzoli, hanno tracciato un ricordo di Luciano, tra gli altri, la fidanzata Rita, gli alunni della scuola Media Sauro e un compagno di università. All’uscita dalla Chiesa anche Don Ciotti ha voluto tracciare un ricordo.

Ai funerali erano presenti anche il Magistrato, ex Procuratore Antimafia, Giancarlo Caselli, il Sindaco di Imperia Carlo Capacci e il Questore Leopoldo Laricchia.

L’OMELIA DI DON PAOLO

“Lucio di danni ne ha fatti in Chiesa, ne ha rotto delle cose. E io dicevo, poverino, è distratto. Ora dopo tutto quello ho saputo di Luciano, quello che ha fatto in questi tre anni, devo cambiare opinione e dire, era esuberante. Non era distratto. La voglia di fare. Ieri sera abbiamo ripercorso il suo cammino, che è stato un cammino un pò sottotono fino alla fine del Liceo e che con l’inizio dell’Università ha visto Luciano protagonista di una sua storia. Una storia fatta di tanti gesti di amore, di tanti gesti di donazione, ma non di cose materiali, di se stesso.

In tre anni ha fatto tutto quello che un uomo non riesce a fare in una vita. Luciano ha fatto qualcosa di grande, senza gridarlo sui tetti. Magari tutti i nostri giovani fossero come Luciano. E’ morto prematuramente non perché è uno sfigato, ma perché è caro a Dio. Forse qualcuno per l’esuberanza di Lucio, qualcuno che non lo conosceva, ha pensato, questo è fuori di testa. Luciano è stato mediatore di pace in tutti gli ambienti che ha frequentato. Apparteneva all’associazione Libera, che è affamata di giustizia, che ha sete di giustizia. Luciano era legato alla vita, amava la vita, ma non è finita la sua vita. Inizia la vita vera e ora potrà portare avanti quello che qui ha iniziato. Continuerà ad aiutarvi con la sua presenza che non sarà più tattile, però Luciano ci sarà in tutti coloro che lo hanno conosciuto, che si sono fatti affascinare.

Io non ho facebook, ma mi è arrivato un messaggio da un’amica, che dice: ‘lo sai, non aveva il suo nome su Facebook, ma si chiamava Cosimo Piovasco di Rondo’. Chi è? E’ il protagonista del Barone Rampante di Calvino. Viveva sugli alberi, era singolare come personaggio. Testardo, proprio come era Luciano. Non voleva scendere dall’albero neanche quando doveva essere seppellito. Ecco, noi porteremo Luciano al camposanto, ma non lo seppelliremo.  La sua testardaggine, quel suo essere presente in tutto, quello che gli piaceva diventava suo, ma non per appropriarsene, ma per condividere. Noi non lo seppelliremo, continuerà ad esistere.

Luciano, tu eri affezionato a questa chiesa, eri affezionato alla tua comunità, al tuo paese, continua a essere presente insieme a noi, a essere amico dei tuoi amici, a essere paladino degli sfigati. Continua ad essere quello che sei stato in questi tre anni, ti sei allontanato da questa comunità per fare altre cose. Entravi in Chiesa raramente, ma io ti ho visto salire i gradini di questo altare tante volte. E il Signore terrà conto di tutto. Ti affidiamo alla sua Misericordia e al suo amore. Veglia su di noi, sui tuoi cari e sulla tua famiglia e continua l’opera che hai iniziato. Ciao”.

IL RICORDO DEGLI STUDENTI

“Caro professore, lei rimarrà sempre nostri cuori, quindi alla domanda ‘il prof. Calzia non c’è più, cosa rispondiamo?’. Confutabile o inconfutabile?“.

LA FIDANZATA RITA

“Mi ha detto che nelle sue condizioni voleva qualcuno di giovane e forte. Io giovane lo ero, forte un pò meno, ma mi sono caricata lo zaino sulle spalle e siamo partiti per il nostro cammino,pieno di ostacoli, di gioia e di amore. La vetta non è stata ancora raggiunta, il bed&breakfast, la musica, il calcio, le feste a Borgo, l’associazione Ippocedro, la scuola. Il mondo non si deve fermare. Oggi voglio aprire qui il famoso zainetto e condividere queste cose con voi, con ognuno di voi. Negli ultimi giorni era felice, perché molta gente era disposta ad aiutarlo, anche per le cose più semplici che prima non aveva mai osato chiedere perché voleva fare tutto da solo. Per ognuno di noi un pezzettino di quei sogni, anche se non so se basterebbe pur essendo così tanti, vista la vastità del suo mondo, la sua incredibile voglia di vivere”.

UN COMPAGNO DI UNIVERSITA’

 “Condividevamo la passione per la storia, per la storia della Resistenza, per la storia della nostra Nazione. Quello che ci chiede Lucio oggi è di vivere per quello per cui lui ha vissuto, di combattere per quello in cui lui ha combattuto, di sperare in quello in cui lui ha sperato, di amare ciò che lui ha amato. Perché ora che l’anima ha lasciato il corpo di Lucio, noi dobbiamo dare le nostre mani per accarezzare e per stringere mani per Lucio, dobbiamo dare i nostri piedi per camminare, correre e tirare calci al pallone, dobbiamo dare i nostri occhi per guardare e sognare come faceva Lucio, dobbiamo dare le nostre orecchie per ascoltare il grido di chi soffre e di chi ha bisogno, dobbiamo dare le nostre labbra per sorridere per Lucio”.

DON CIOTTI

Ammiravo il suo forte impegno verso la verità e la giustizia, di cui tutti abbiamo bisogno. Lo avevano appena operato ed è venuto a Bologna, alla marcia di Libera, e ha voluto fare tutto il percorso per dire c’ero anche io. Siamo venuti tutti per dirgli che gli vogliamo bene e per dire ai giovani che bisogna riempire la vita di vita, di senso, di significato. Vivere non lasciarsi vivere”.

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