25 Dicembre 2024 06:07

25 Dicembre 2024 06:07

GOLETTA VERDE DI LEGAMBIENTE PROMUOVE IL MARE DI IMPERIA E DIANO MARINA. BOCCIATE VENTIMIGLIA E TAGGIA/TUTTI I DATI

In breve: Questo l'esito dell’indagine di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane...

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A Imperia e Diano Marina il mare è pulito. Bocciate invece Ventimiglia e Taggia. Questo l’esito dell’indagine di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati e il sostegno dei partner tecnici NAU e Novamont.

Nel dettaglio, i prelievi sono stati eseguiti tra il 9 e l’11 giugno scorsi. A Imperia nella spiaggia di fronte al torrente Impero e a Borgo Peri, alla Foce del Rio Santa Lucia, mentre a Diano Marina a Borgo Paradiso, presso la spiaggia di via delle Magnolie. A Ventimiglia e Taggia, invece, dove il mare è risultato “inquinato”, alla foce del fiume Roja e alla foce del torrente Argentina.

Per Imperia e Diano Marina si tratta di un risultato di grande prestigio, visto che nel complesso i risultati dell’indagine di Goletta Verde sono stati disastrosi, con la maggior parte dei mari “fortemente inquinati”, anche in località prestigiose come le Cinque Terre (Monterosso e Rio Maggiore).

ECCO I RISULTATI DELL’INDAGINE DI GOLETTA VERDE

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ECCO IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTE

Cariche batteriche elevate per sedici punti sui ventiquattro monitorati lungo le coste liguri: nel mirino ancora una volta principalmente foci di fiumi, canali e scarichi che continuano a immettere in mare sostanze inquinanti, con gravi rischi non soltanto per l’ecosistema marino ma anche per la stessa salute dei bagnanti.

Anche perché i bagnanti continuano a frequentare quei tratti di mare, vista l’assenza di informazioni e cartelli che dovrebbero essere ormai obbligatori per legge da due anni.

Legambiente chiede quindi alla Regione Liguria e agli enti territoriali interessati, sia costieri che dell’entroterra, di verificare le criticità emerse e risolvere al più presto le inefficienze del sistema depurativo ancora presenti che rischiano di contaminare anche luoghi di inestimabile valore come le Cinque Terre.

È questo l’esito dell’indagine di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati e il sostegno dei partner tecnici NAU e Novamont – che proprio dalla Liguria è ripartita per il suo tour 2016. L’istantanea regionale sulle acque costiere dell’equipe tecnica dell’imbarcazione ambientalista è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa effettuata in navigazione nel golfo di La Spezia alla presenza di Francesca Ottaviani, portavoce di Goletta Verde e Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria.

Il monitoraggio di Goletta Verde prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare.

“Si tratta di un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni – sottolinea Francesca Ottaviani, portavoce di Goletta Verde -. Dei 16 punti risultati inquinati e fortemente inquinati, ben 11 riguardano situazioni in cui è alta la frequenza dei bagnanti e, di conseguenza, la carica batterica che arriva in mare rappresenta non solo un problema ambientale ma anche un rischio per la salute umana.

Chiediamo quindi alle autorità competenti di intensificare i controlli nelle zone più prossime a queste fonti di inquinamento, frutto di una una cattiva gestione del sistema depurativo sia dei comuni costieri che dell’entroterra”.

Goletta Verde, oltre a presentare i dati sulla Liguria, ha effettuato un blitz presso la foce del canale alla spiaggia della Venere Azzurra a Lerici aprendo lo striscione “Che vergogna!” in riferimento al pessimo stato di salute rilevato costantemente dal laboratorio mobile di Legambiente.

Qui imputati sono i canali che sboccano sulla spiaggia e che portano, in un luogo intensamente frequentato dai bagnanti, un carico batteriologico elevato.

“In questi ultimi anni abbiamo visto con piacere una accelerazione sulle politiche e i progetti che riguardano i nuovi depuratori, incalzati anche dalle infrazioni europee che hanno interessato il nostro paese e la Liguria – dichiara Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – ma i dati che abbiamo rilevato mettono in luce la necessità di indagare e intervenire sugli scarichi abusivi ancora presenti e ripristinare o riammodernare le reti fognarie esistenti, in particolare separando le acque bianche dalle nere per evitare, in particolare nei giorni più piovosi, che queste si mischino e producano un effetto inquinante”.

Resta molto da fare in Liguria anche sul fronte dell’informazione ai bagnanti. La cartellonistica in spiaggia è ancora molto scarsa, nonostante da due anni sia scattato l’obbligo per i Comuni di apporre pannelli informativi, secondo uno specifico format europeo, dove siano riportate tutte le informazioni circa qualità delle acque che prende in considerazione la media dei prelievi degli ultimi quattro anni (classi: eccellente, buona, sufficiente, scarsa), i dati degli ultimi prelievi e le possibili criticità della spiaggia stessa.

Nonostante siano passati otto anni dal recepimento della Direttiva europea sulla balneazione, la loro presenza è davvero irrisoria: i tecnici di Goletta Verde ne hanno avvistato solo uno sui 24 punti campionati. Anche i cartelli di divieto di balneazione mancano: è stato possibile individuarlo solo in un caso sui cinque punti non conformi alla balneazione o non campionati dalle autorità competenti.

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 9 e l’11 giugno scorso. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

punti scelti sono stati individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta. In provincia di La Spezia su nove campionamenti eseguiti sei sono risultati “fuorilegge”. Giudizio di “fortemente inquinato” per quelli eseguiti presso la foce del canale sotto le scalette alla spiaggia Venere Azzurra e alla foce del canale alla fine di via Roma a Lerici; alla foce del torrente Parmignola a Marinella di Sarzana.

Entro i limiti il campionamento eseguito a Porto Venere presso Calata Doria. Inquinato il giudizio per quello di Deiva marina (alla foce del Rio Castagnola in località Fornaci).

Nelle Cinque Terre giudizio di “fortemente inquinato” per i campionamenti alla foce del canale di fronte piazza Garibaldi a Monterosso al Mare e presso lo scarico sotto al belvedere a Manarola di Riomaggiore. Nello stesso comune entro i limiti gli inquinanti riscontrati nel campione prelevato alla spiaggia Fossola; così come quello prelevato a a Vernazza, alla foce del Rio Corniglia.

In provincia di Genova tutti i cinque campionamenti hanno evidenziato cariche batteriche oltre i limiti consentiti, con un giudizio di “fortemente inquinato”: a Genova Nervi (alla foce del fiume Sturla); a Bogliasco (Foce Rio Poggio); a Recco (Foce torrente Recco); a Rapallo (presso lo scarico all’ex “spiaggia dei Cavallini”) e a Lavagna (allo sbocco canale presso la foce del fiume Entella).

Tre dei cinque campionamenti eseguiti in provincia di Savona hanno evidenziato problemi: fortemente inquinanti quelli eseguiti ad Albenga (foce Fiume Centa); a Pietra Ligure (foce torrente Maremola); inquinato il giudizio per quello a Finale Ligure (alla foce del fiume Pora). Entro i limiti i prelievi a Ceriale (sbocco canale presso Lungomare Diaz); a Savona (alla spiaggia presso il fiume Letimbro).

In provincia di Imperia, infine, “inquinati” due prelievi su cinque: quello eseguito alla foce del fiume Roja a Ventimiglia e alla foce del torrente Argentina a Arma di Taggia.

Nei limiti di legge gli inquinanti riscontrati nei campionamenti effettuati alla spiaggia di fronte al torrente Impero e alla foce del Rio Santa Lucia a Imperia e alla spiaggia presso via delle Magnolie a Diano Marina.

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.

La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

 

 

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