Giuseppe Fossati, capogruppo di Imperia Riparte in consiglio comunale, ha preso posizione in merito alla relazione della Corte dei Conti secondo cui il Comune di Imperia versa in uno stato di “grave crisi finanziaria”.
“Nei giorni scorsi ho letto la deliberazione della Corte dei Conti, molto puntuale, severa ed ultimativa nell’invitare il Comune di Imperia a correggere evidenti criticità e distorsioni di bilancio.
Poi ho letto le dichiarazioni del Sindaco di Imperia, secondo cui questa deliberazione direbbe che ‘chi ha amministrato prima di noi ha contratto un sacco di debiti’.
Francamente, le dichiarazioni del Sindaco sono talmente assurde e sconnesse dalla realtà, dalla lettera e dal tenore della deliberazione della Corte dei Conti, che viene il dubbio che Capacci non l’abbia letta, o, se l’ha letta, non l’ha capita, o, se l’ha letta e l’ha capita, mente spudoratamente. Non so cosa sia peggio.
La deliberazione della Corte non c’entra nulla con le precedenti Amministrazioni, ma si concentra sul bilancio 2014 e, in genere, sul periodo 2012-2015, ossia Amministrazioni del Commissario (2012) e di Capacci (2013-2014-2015).
La deliberazione non tratta affatto del preteso ‘un sacco di debiti’ di chi ha amministrato prima, ma al contrario, si concentra sul ‘sacco di crediti’ che questa Amministrazione ha messo a bilancio, sbagliando i conti, atteso che, o sono parzialmente inesistenti o non riesce o non sa o non vuole incassarli.
Questa situazione (non ‘chi ha amministrato prima’) ha generato ‘un sacco di debiti’, ossia anticipazioni di cassa (banalizzando: se metto a bilancio entrate che non incasso, anche perchè in parte inesistenti, devo finanziare le uscite che ho previsto facendomi prestare i soldi dalla banca), con conseguenti interessi passivi pagati (€ 155.095,99 nel 2014 e € 142.791,33 nel 2015, riporta la Corte).
La Corte accerta e dichiara che, con riferimento al periodo 2012-2015 ed al bilancio consuntivo del 2014:
a) il Comune si trova in condizioni di grave crisi finanziaria, con consistente sofferenza di liquidità con conseguente anomalo ed eccessivo ricorso ad anticipazioni di cassa ( per un privato si direbbe: vai troppo in rosso sul conto corrente e, per tale motivo, paghi troppi interessi passivi) e utilizza entrate destinate ad investimento per pagare spese correnti (per un privato si direbbe: usi i soldi del mutuo della casa per fare la spesa);
b) il Comune ha messo a bilancio crediti per Tares che non ha incassato, se non in minima parte, con conseguente ‘buco’ (tutto farina di Capacci e soci e del pasticcio delle ‘cartelle pazze’ del 2013);
c) il Comune ha messo a bilancio crediti verso AMAT (crediti, non debiti, caro Sindaco, si faccia spiegare la differenza), cresciuti, dice la Corte, da € 1.029.000 degli esercizi pre 2010 (ossia dopo la chiusura del ciclo politico Sappa: 1999-2009) ad € 7.944.381 del 2014, che la Corte ritiene in parte inesistenti e con un ‘effetto distorsivo’, in quanto incorporano ‘indebitamente’ le quote IVA, con conseguente ‘buco’ di circa € 800.000,00 euro;
d) la Corte ha deliberato che il bilancio 2014, contrariamente a quanto votato dalla maggioranza, era caratterizzato da un ‘disavanzo sostanziale’ di € 859.852,84;
e) la Corte ha deliberato che la gestione finanziaria del 2014 ha in realtà avuto un saldo negativo di € 580.292,62.
Una situazione molto grave, sia dal punto di vista amministrativo che politico: pur sapendo e conoscendo da mesi i rilievi della Corte, in particolare sulla reale entità del credito verso Amat, il Sindaco e l’Assessore competente hanno sottoposto e fatto approvare al Consiglio Comunale il bilancio consuntivo del 2015, impostato nel medesimo modo e che presenta le medesime criticità rilevate dalla Corte verso il bilancio consuntivo 2014.
In altre parole, se ne sono ‘infischiati’ dei rilievi della Corte e li hanno sottaciuti al Consiglio Comunale.
Tanto, avranno pensato, mal che vada, si potrà sempre dire che la colpa è di ‘chi ha amministrato prima di noi’ ed ‘ha contratto un sacco di debiti’. Non c’entra nulla, ma fa sempre un certo effetto, su chi non conosce la realtà.
Grave, molto grave. In un Paese normale, sarebbe lecito attendersi scuse e dimissioni”.