Il prestito di 35 milioni di euro concesso dalla Carige all’Acquamare dell’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone per la costruzione del porto turistico di Imperia è finito nel mirino del consigliere comunale del Partito Democratico Lorenzo Lagorio.
Nella seduta del consiglio comunale del 17 febbraio, il politico imperiese, chiederà al consiglio comunale di approvare una mozione con l’intento di individuare le eventuali responsabilità degli ex amministratori della Carige nell’ambito della svalutazione delle azioni di quest’ultima e sull’aumento dei costi delle operazioni.
Ecco il testo della mozione.
PRESO ATTO che la banca Carige con sede a Genova è anche un patrimonio di Imperia, operando da decenni sia nella nostra Provincia che nel nostro Comune con rispettivamente 23 sportelli in Provincia e 3 nel Comune;
SOTTOLINEATO che da sempre il costo per ogni singola operazione a pagamento è da allora, in rapporto alle altre banche su piazza, di molto inferiore, con differenze anche del 20-25% in meno;
EVIDENZIATO che il valore dell’azione “banca Carige” a settembre del 2006, quotata in Borsa era pari ad euro 3,82 mentre, al contrario, le ultime rilevazioni del titolo portano il valore unitario tra 0,40 e 0,50 euro, con una perdita dello stesso di circa 8,5 volte;
CONSIDERATO che il Consiglio di Amministrazione della Banca di parrebbe avere in passato effettuato operazioni finanziarie discutibili;
PRESO ATTO che, tra le molte operazioni di fido effettuate, contestate non solo dalla Banca d’Italia, ma anche dal MEF, troviamo un rilevante importo pari a 35 milioni di euro concesso all’imprenditore Caltagirone che avrebbe dovuto, con la collaborazione di altre banche, realizzare i lavori del nuovo porto turistico di Imperia;
TUTTO QUANTO SOPRA PREMESSO
il CONSIGLIO COMUNALE
1) chiede alle Autorità competenti di valutare, in maniera corretta, precisa e puntuale, l’operato dei precedenti Amministratori, nonché verificare se gli azionisti della Carige abbiano subito perdite a causa dell’operato del Consiglio di Amministrazione dell’epoca;
2) di ritenere l’aumento dei costi un ulteriore elemento negativo a danno degli attuali correntisti.